Il simulatore della DS a Satory

Test E-mozionante. Al volante della DS di Formula E nel simulatore della squadra a Parigi

di Nicola Desiderio
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PARIGI - Una volta il motorsport era rumore, odore acre di olio, benzina e pneumatici. Emozioni forti vissute su circuiti che hanno consacrato la velocità delle macchine e il coraggio dei piloti. Questo non è ancora il passato, di sicuro condivide il presente con altre forme di motorismo sportivo assai più silenziose ed inodori, magari meno eroiche, ma non meno divertenti. È una convivenza che sa già di passaggio epocale e che si respira non appena si entra nel Motorsport Centre of Excellence di PSA, dove nascono la Peugeot 2008 per la Dakar, la Citroën C3 WRC e la DSV-03, la prossima arma con il quale il team DS Virgin Racing si prepara a dare l’assalto alla quarta stagione di Formula E con il duo britannico composto dai piloti Sam Bird e Alex Lynn.

All’ingresso della struttura che si trova a Satory, a pochi passi dalla reggia di Versailles, questo passaggio non poteva essere rappresentato meglio: da un lato la Peugeot 908 HDi vincitrice della 24 Ore di Le Mans del 2009, dall’altra la DSV-02 che nella stagione 3 di Formula E ha messo a segno 2 vittorie e un quarto posto sia nella classifica costruttori sia in quella piloti. Da un lato una delle massime espressioni storiche del Diesel, con il suo V12 5.5 da oltre 700 cv, e della gara più lunga e massacrante disputata su un circuito da oltre 13 km e mezzo; dall’altro la manifestazione più avanzata del motorismo moderno, che si fa bastare la potenza di una MotoGP e si corre in due manche da mezz’ora l’una su percorsi cittadini, senza consumare una goccia di carburante o emettere un solo grammo di CO2 o ossido di azoto. Ma se questo poco o nulla importa agli appassionati, molto di più piace vedere da vicino macchine, piloti e meccanici tra i grattacieli di quelle metropoli che negli altri giorni vivono i problemi che proprio l’auto elettrica promette (almeno in parte) di risolvere.

La promessa della Formula E è proprio questa: vivere il futuro attraverso le emozioni e prepararlo attraverso le corse. Un futuro che dà spettacolo e che si progetta soprattutto nelle segrete stanza della divisione DS Performance, anche perché il regolamento dà solo 15 giorni per sviluppare le vetture da gara così che le simulazioni assumono un ruolo strategico, forse ancora di più che in Formula 1. Ecco perché una visita al simulatore della DS è entrare nel cuore delle corse e dei processi di una competizione che non è ancora riconosciuta come campionato mondiale, ma può contare sul parterre di costruttori più ampio di qualsiasi altra categoria motoristica.
Il simulatore della DS è una sorta di sala cinema privata e la sensazione quando si entra è quella che respirano gli amanti della celluloide alla prima di un film. Poco dopo l’ingresso, a destra c’è la cabina di regia, accanto una colonna di processori e di fronte una porzione semircolare con un raggio di 6-7 metri sul quale viene ricreata l’immagine della pista da tre proiettori ancorati al soffitto.

Al centro, su un carrello alto mezzo metro, è poggiata la cellula centrale di una monoposto. È scura non tanto per scomparire nel buio, ma perché è quella vera, di carbonio nudo. Entrare non è operazione delle più facili, soprattutto se non si ha il fisico di un fantino, però la voglia di farlo è tale che ci si scopre contorsionisti con la speranza di scoprirsi e sentirsi piloti, almeno virtuali. Anche il volante è quello vero, completo in ogni sua parte: un quadrato con i vertici stondati al centro del quale un grande display dispensa tantissime informazioni. Vera è la posizione di guida, con le gambe rialzate e, al posto del casco, ci si infila una cuffia con il microfono. Il circuito proiettato è quello di Hong Kong, prima gara della stagione 4 in programma per il 2 dicembre prossimo e si vede lo spettacolare skyline che domina Victoria Harbour.

Il film può cominciare. Guidare virtualmente una Formula E non è facile, anche quando si è soli in pista, figuriamoci fare a ruotate con altri 19 invasati di adrenalina e voglia di vincere. Sarà che i muretti danno l’impressione di un labirinto, sarà che il pedale del freno è un macigno e il sovrasterzo di potenza è sempre in agguato, ma ben presto si acquisisce la consapevolezza che questo non è un videogioco: non a caso lo scostamento tra i tempi virtuali e quelli reali non supera mai il mezzo secondo. Chiediamo allora di poter guidare sul circuito di Roma, che accoglierà la Formula E all’Eur il 14 aprile 2018, ma ci dicono non che è possibile perché i tracciati vengono caricati un mese prima della gara. È il momento di accendere la luce. La pista in una stanza non c’è più, ma quel sapore di futuro, quello sì rimane.
 

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Mercoledì 8 Novembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 09-11-2017 14:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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