L'Audi R18 ibrida vittoriosa guidata da Duval, Di Grassi e Jarvis al rientro ai box

WEC, alla 6 ore di Spa vince l'Audi mentre in GT Ferrari precede Ford. Ora tutti a Le Mans

di Giorgio Ursicino
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SPA FRANCORCHAMPS - Una gara prestigiosa e spettacolare, in realtà le prove finali della mitica 24 Ore di Le Mans. La maratona francese, che si disputerà il 18 e 19 giugno, è così importante da trasformare le precedenti tappe del Mondiale Endurance quasi in dei test per far trovare a vetture ed equipaggi la forma migliore in vista della “grande corsa”, la competizione automobilistica più ambita del pianeta. Certo i piloti non si tirano indietro se c'è la possibilità di vincere, ma tutto è finalizzato all'obiettivo che vale una stagione.
 

Fra i saliscendi delle Ardenne si è disputata la seconda prova del Wec (World Endurance Championship) dopo l'esordio stagionale di Silverstone e sotto la bandiera a scacchi è passata di nuovo un'Audi, le versione 2016 della poderosa R18 ibrida, quella guidata da Duval, Di Grassi e Jarvis (gli ultimi due non avevano mai vinto una prova del Wec). In Inghilterra l'astronave di Ingolstadt era stata però tolta di classifica perché trovata con il fondo troppo consumato. Due vittorie su due, potrebbe sembrare un dominio dei quattro anelli e una piccola ipoteca sulla 24 Ore, invece la lotta è stata dura e nessuno osa fare previsioni su cosa accadrà a Le Mans.


I tre costruttori (Audi, Porsche e Toyota) che si contendono il gradino più alto del podio, infatti, non hanno scoperto fino in fondo le loro carte (altrettanto potrebbe essere avvenuto nelle GT). Nonostante questo, però, la competizione è diventata così esasperata che sono emersi diversi guasti meccanici (per bolidi che devono correre un giorno intero l'affidabilità è tutto) e le vetture più veloci sono state coinvolte in numerosi incidenti soprattutto nei doppiaggi di quelle più lente, le LMP2 e le GT.


Anche in quest'ultima categoria, molto importante perché vede protagoniste versioni specialissime di gran turismo che possono viaggiare su strada, si è scaldato il duello Ferrari-Ford (un revival delle epiche sfide degli anni Sessanta) destinato a diventare incandescente proprio a Le Mans. Come a Silverstone ha dominato il Cavallino, ma questa volta niente doppietta poiché la 488 di Bruni-Calado ha ceduto nel finale dopo una gara tutta in testa. Il razzo dell'Ovale Blu si è fatto avanti ed ha condito il primo podio della nuova era con un ottimo secondo posto nella GTE davanti ad una delle Aston Martin che l'aveva preceduto in Inghilterra. L'altro bolide di Dearborn con il tedesco Mucke al volante è stato protagonista di un pauroso incidente (la safety car è rimasta a lungo in pista) all'uscita della Eau Rouge, probabilmente per la foratura di un pneumatico. A Le Mans le due auto che prendono parte al Wec avranno l'appoggio delle altre due che partecipano al campionato americano Imsa.

Tornando alle LMP1 la tecnologia avanzatissima introdotta da tedeschi e giapponesi deve ancora essere messa a punto e i sei bolidi più potenti (due per ogni team, oltre mille cavalli ciascuno) non hanno marciato in scioltezza come di solito avveniva negli anni passati. Sul traguardo dietro l'Audi si è piazzata la Porsche, una buona doppietta per il Volkswagen Group davanti al sorridente amministratore delegato di Wolfsburg Matthias Mueller. L'auto che sembrava tenere il passo migliore era però la nuova Toyota TS50, forse non ancora velocissima sul giro secco (chissà se ha spinto al massimo), ma molto consistente sul ritmo. Davidson, Bouemi e Nakajima erano saldamente al comando dopo la quarta ora quando dal sei cilindri turbo giapponese è uscita una preoccupante fumata bianca (ricordate Vettel in Bahrain?) che ha costretto il pilota orientale a rientrare ai box.

Riparazione impossibile, ma poiché chi passa sotto la bandiera a scacchi prende punti e nella LMP1 le vetture non sono molte, nel finale la Toyota è stata rimessa in pista e ha percorso l'intero giro (Spa è il circuito più lungo del Mondiale di F1) solo con i motori elettrici. Un piccolo-grande record poiché finora nessuna LMP1 aveva mai fatto una tornata a “zero emission”. Restano poche settimane per trasformare i sofisticati cacciabombardieri in indistruttibili carriarmati poiché alla 24 Ore la velocità conta poco se non si arriva in fondo. Così iniziano a sognare le Rebellion non ibride che corrono da tanti anni, ma mai avevano ottenuto un terzo e quarto posto.

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Lunedì 9 Maggio 2016 - Ultimo aggiornamento: 19-05-2016 05:39 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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