Motori Evinrude

Dopo 113 anni Evinrude dà l’addio ai fuoribordo. Produrrà barche e le motorizzerà Mercury

di Sergio Troise
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ROMA - “BRP cambia la propria strategia nel settore nautico dedicandosi a imbarcazioni e nuove tecnologie”. Con questo titoletto virgolettato, privo di enfasi e aggettivazione, il 27 maggio 2020 è stato recapitato ai media di tutto il mondo il comunicato più esplosivo, inatteso e imprevedibile in 113 anni di storia della nautica. BRP è infatti l’acronimo di Bombardier Recreational Products, azienda di proprietà canadese che nel 1936 rilevò dalla OMC (Outboard Marine Corporation) la Evinrude, prima azienda produttrice di motori fuoribordo, nata nel 1907 a Milwaukee grazie al genio creativo e imprenditoriale di Ole Evinrude, l’uomo che oltre un secolo fa aprì la strada a un nuovo modo di navigare: un modo semplice, pratico, comodo, economico e, grazie agli sviluppi successivi, in grado di assicurare anche straordinarie prestazioni.

Da oggi, dunque, Evinrude scompare. Fine di un’epoca, fine di una storia, fine di tutto. O quasi. Il testo choc firmato dai responsabili della comunicazione del colosso BRP parla infatti di “interruzione della produzione di motori fuoribordo”, ma anche – udite udite - di “un accordo già stretto con Mercury Marine per la fornitura di propulsori”. Una rivoluzione o che cosa?

In casa BRP parlano di “fedeltà alla strategia Buy, Build, Transfor (acquistare, costruire, trasformare) e non sembrano indugiare troppo su rimpianti e recriminazioni. Chiusa la produzione dei motori fuoribordo, lo stabilimento di Sturtevant, nel Wisconsin, dove lavoravano circa 600 persone, verrà dunque riconvertito ai nuovi progetti. In pratica verrà intensificata l’attività, finora secondaria, incentrata sulla produzione e vendita di barche con i marchi americani di Alumacraft e Manitou, e dell’australiana Telwater.

Ma perché questa scelta di campo radicale? Come si spiega l’inversione di rotta? “Il nostro business nel campo dei motori fuoribordo è stato gravemente impattato dal COVID-19, costringendoci a interrompere immediatamente la produzione di motori fuoribordo. Questo segmento già viveva alcune sfide, ma l’impatto del contesto attuale ci ha forzato la mano”, ha affermato José Boisjoli, presidente e Ceo di BRP. E ha aggiunto: “Concentreremo i nostri sforzi su tecnologie innovative e sullo sviluppo delle nostre aziende di imbarcazioni, segmento in cui vediamo un grande potenziale per trasformare l’esperienza che i nostri clienti avranno modo di vivere sull’acqua”.

A seguito della decisione di chiudere la produzione dei fuoribordo, l’azienda ha siglato, come detto, un accordo con il leader di mercato Mercury Marine per vendere le proprie imbarcazioni con la formula del package. Ciò detto, continuerà comunque la fornitura a clienti e dealer dei pezzi di ricambio e – assicura l’azienda - saranno onorati tutti i termini di garanzia del costruttore.

Con ogni probabilità le attività saranno orientate prevalentemente al mercato nordamericano, visto che nei piani annunciati viene sottolineata la decisione di espandere la presenza nei segmenti delle barche da pesca in alluminio e delle pontoon boats, una specie di zatteroni tradizionalmente molto diffusi in America e poco apprezzati in Europa. Nella nota informativa sulla svolta epocale, viene aggiunto inoltre che verranno adottate “soluzioni tecnologicamente avanzate” e che “verrà sfruttato il bagaglio di esperienza e innovazione attraverso risorse dedicate a ricerca e sviluppo, al fine di migliorare l’esperienza nautica con prodotti nuovi e unici”.

Infine, saranno consolidate le operazioni di Alumacraft con il passaggio da due siti produttivi a uno. Tutta l’operatività sarà trasferita a St. Peter, Minnesota, e il sito di Arkadelphia, in Arizona, sarà chiuso permanentemente. In aggiunta, verranno aggiornati gli stabilimenti per riorganizzare la produzione e utilizzare il modello modulare già adottato altrove.

Per ora non si sa di più. Resta lo stupore, se non l’amarezza, per la fine di una produzione di motori fuoribordo che hanno segnato la storia della nautica da diporto, resistendo sulla scena internazionale per ben 113 anni, a difesa tra l’altro del ciclo a 2 tempi contro l’esercito di 4 tempi composto da americani e giapponesi. In Italia Evinrude sembrava avviata finalmente alla ripresa dopo la lunga crisi provocata da un malaugurato errore contenuto nel testo del Codice della Nautica (corretto solo a marzo), che aveva di fatto imposto l’obbligo di patente anche per i motori da 40 cv. Forte del tanto atteso via libera alle vendite anche a diportisti senza patente, la filiazione italiana aveva annunciato sconti di 1.555 euro sul motore E40 H.O. (4.599 il prezzo finale), cui si sono aggiunte riduzioni di prezzo del 15% per tutti gli altri motori da 50 a 300 cavalli, e garanzia estesa per tutti a 7 anni, in alcuni casi a 10. Le promozioni scadranno il 31 agosto. Ma quanti se la sentiranno di acquistare un prodotto che di fatto è destinato a scomparire? E quanto gravi saranno le conseguenze per quei cantieri che prima del lockdown hanno presentato i propri prodotti (prevalentemente gommoni) con i coloratissimi fuoribordo Evinrude proposti in package?

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Venerdì 29 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 02-06-2020 10:23 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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