Il porto di Genova

Nautica, prime aperture in Lazio, Toscana e Liguria. Via libera ai cantieri per la consegna delle barche

di Sergio Troise
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GENOVA - Avanti piano. Ma avanti. Non siamo ancora alla vera e propria Fase 2, ma il mondo della nautica da diporto avanza a piccoli passi verso la ripresa delle attività. E’ quanto emerge dall’esito delle trattative svoltesi alla fine della settimana 13-19 aprile tra Confindustria Nautica e alcune amministrazioni regionali e, parallelamente, con le autorità di Governo: un’azione a tenaglia che ha portato qualche incoraggiante risultato, tranquillizzando parte degli operatori e dei diportisti, in primis quelli del Lazio, della Toscana e della Liguria, ma non rappresenta ancora la svolta decisiva da più parti auspicata.

Proprio mentre alcuni big del settore come Baglietto facevano la voce grossa (“Basta chiusure, se non riapriamo subito andremo incontro a perdite a doppia cifra” aveva tuonato nei giorni scorsi l’amministratore delegato Michele Gavino), tra il 16 e il 17 aprile i presidenti delle tre succitate Regioni - Zingaretti, Rossi e Tosi - hanno emanato quasi in contemporanea tre ordinanze gemelle, con le quali vengono autorizzate non solo le attività lavorative a bordo di imbarcazioni in vista del varo per la stagione estiva, ma, più in dettaglio, viene specificato che “vengono consentite le attività di manutenzione e propedeutiche alla consegna dei mezzi navali già allestiti da parte dei cantieri ed il loro spostamento fino all’ormeggio, previa comunicazione al Prefetto e all’Autorità Marittima competente”. La novità – ci sembra di capire - sta nel fatto che possono ritenersi incluse le operazioni di consegna delle unità già prodotte.

Il tutto, ovviamente, deve avvenire nel rispetto delle misure previste in materia di sanificazione dei locali, di distanziamento tra gli addetti e di salvaguardia della salute del personale, ovvero delle disposizioni sancite nel protocollo condiviso per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, come da accordi sottoscritti il 14 marzo 2020 fra Governo e parti sociali.

Nella serata di sabato 18 aprire i vertici di Confindustria Nautica hanno diffuso un comunicato stampa nel quale si legge che “l’intervento sulle Regioni comincia a dare i suoi frutti”. La nota dell’associazione precisa che nei giorni scorsi era stato fatto un intervento presso tutti i presidenti di Regione inviando loro la sintesi di uno studio già presentato a Palazzo Chigi. “Dopo la Liguria – recita la nota - anche la Toscana e il Lazio hanno interpretato le norme governative sulle attività di manutenzione di unità da diporto che eravamo riusciti a far confermare fra le attività consentite anche dal decreto del presidente del Consiglio del 10 aprile, statuendo che possono ritenersi incluse quelle di consegna delle unità già prodotte”.

Esprimendo la propria soddisfazione, il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, ha dichiarato che “i governatori Rossi e Toti si sono dichiarati disponibili a sostenere le richieste di Confindustria Nautica presso il Governo. Nel ringraziarli pubblicamente – ha aggiunto - invito gli altri governatori a fare altrettanto. Dopo oltre 21.000 deceduti – ha detto ancora il numero uno degli imprenditori del settore - la situazione è estremamente delicata, per questo abbiamo profuso ogni sforzo, anche grazie alla struttura dell’associazione che ha in casa tutte le competenze tecniche, statistiche, giuridiche, economiche e legali per produrre analisi e dati oggettivi, gli unici con i quali potremmo essere ascoltati in un momento in cui al Governo arrivano qualcosa come 2.400 mail al giorno”.

Secondo Cecchi il comparto è riuscito “a dimostrare tecnicamente il basso impatto di rischio delle attività nautiche, che è la condizione pregiudiziale per ogni valutazione di riapertura da parte dell’esecutivo. Questa è l’unica cosa importante per alleviare la sofferenza dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori. Continuiamo a lavorare per loro, responsabilmente e senza clamore”.

Per misurare nei dettagli quanto incida la chiusura prolungata, Confindustria Nautica ha eseguito tre rilevazioni sullo stato dei diversi comparti del settore. E’ stato redatto un dossier che illustra le tipologie delle aziende, il numero medio dei dipendenti, i profili di rischio per il personale, le misure di tutela adottate, i flussi di cassa delle imprese, l’andamento del ciclo produttivo, l’impatto economico e occupazionale del protrarsi per singola settimana delle misure di chiusura, sia sul 2020, sia sul 2021. Il dossier è stato portato all’attenzione del Governo, della Task Force e del Comitato tecnico-scientifico e, infine, è stato allegato il piano per la riapertura sotto controllo sanitario, con annessi i protocolli da adottare con le rappresentanze sindacali.

Le prime risposte, come detto, sono arrivate dalle Regioni. Per prima si è mossa la Liguria, subito dopo anche Lazio e Toscana hanno dato una interpretazione meno condizionante delle norme governative sulle attività di manutenzione di unità da diporto, adeguandosi a ciò che Confindustria Nautica era riuscita a far inserire fra le attività consentite dal decreto del presidente del Consiglio del 10 aprile scorso, e cioè il riconoscimento del fatto che le attività di rimessaggio e preparazione al varo possano essere equiparate a quelle di costruzione di unità nuove.

Per il momento non si registrano segnali da altri fronti caldi, come la Campania, che pure ha un ruolo importante nel panorama nazionale, soprattutto nel campo della cosiddetta “piccola nautica” e del turismo nautico. Gli appelli rivolti da AFINA e PNI, associazioni con sede a Napoli che rappresentano circa 250 aziende, non sono stati finora accolti dal governatore De Luca. Il quale – com’è noto – si è adeguato alla parte che consente, per decreto governativo, lavori di manutenzione, pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro nei cantieri nautici, ma in nome della salvaguardia della salute pubblica è rimasto ancorato alla linea del più ferreo rigore, rifiutandosi di allargare le maglie e dunque negando lavorazioni e preparazione alla consegna per l’ormeggio.

Ciò detto, il presidente delle due associazioni, Gennaro Amato, e il presidente della Camera di Commercio di Napoli, Ciro Fiola, hanno chiesto un incontro urgente a De Luca, mirato a ottenere la ripresa di attività lavorative che vadano oltre le concessioni fin qui accordate, senza per questo inficiare la sicurezza e la tutela della salute dei dipendenti. “Aspettiamo una convocazione al più presto” informa il presidente Amato, ribadendo che “l’obiettivo è stringere i tempi per evitare danni economici ancora più gravi, come tutte le forze politiche del territorio ben sanno”.


 

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Lunedì 20 Aprile 2020 - Ultimo aggiornamento: 24-04-2020 09:23 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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