Un porto italiano

Porti e concessioni demaniali: passi avanti col Milleproroghe. Cecchi: «Il Governo ci ascolta»

di Sergio Troise
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GENOVA - Sembra avviarsi finalmente a soluzione il problema del riassetto delle concessioni demaniali relative ai porti turistici. Le pressioni esercitate da Confindustria Nautica e da Assoporti sul ministro del Turismo Daniela Santanchè hanno prodotto, per il momento, elementi di novità al Milleproroghe, che dovrebbero consentire di dare il via libera, una volta per tutte, al riassetto delle concessioni.

I rappresentanti del diporto sostengono da tempo che le strutture dedicate alla nautica (porti, approdi, punti di ormeggio) non possono rientrare nel campo di applicazione della direttiva europea cosiddetta Bolkestein e che vanno fatte le opportune distinzioni tra concessioni turistico-balneari e portualità dedicata alla nautica.

Dopo gli incontri degli ultimi giorni tra gli esponenti del settore e la Santanchè è stato dunque compiuto un significativo passo avanti: sono stati approvati infatti gli emendamenti al Milleproroghe che consentiranno di affrontare il riassetto delle concessioni demaniali. Un modo per aprire la strada al riconoscimento formale e sostanziale dell’effettivo ruolo del porti turistici come elementi chiave di un settore strategico per lo sviluppo economico del nostro Paese.

“Esprimiamo soddisfazione per l’attenzione mostrata da Governo e maggioranza parlamentare verso una materia finora trattata con troppa approssimazione” ha dichiarato il presidente di Confindustria Nautica Savero Cecchi (nella foto).

In effetti l’approvazione degli emendamenti presentati al dl Milleproghe da parte delle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato permette, finalmente, il necessario approfondimento sull’assetto delle concessioni, questione di vitale importanza per un Paese come l’Italia, circondato dal mare, che intende fare della nautica da diporto e del turismo nautico punti di forza imprescindibili, grazie ai quali si può dare forte impulso all’economia costiera (e non solo) e all’occupazione.

“Ma in nessuna impresa – osserva il presidente Cecchi - sarebbe immaginabile l’adozione di scelte strategiche, per il futuro o per l’esistenza della stessa azienda, in totale assenza di elementi e dati certi. Non è dunque pensabile che lo Stato proceda alla cieca, e perciò esprimiamo piena soddisfazione per essere stati ascoltati e per l’esito dei colloqui avuti con il governo”.

A quanto pare il tavolo di confronto tra operatori del settore e palazzi della politica ha portato, per ora, almeno al riconoscimento che assorbire sic et simpliciter il settore della portualità turistica nell’ambito delle concessioni balneari (così come imposto dal dl Concorrenza) è stato un grave errore. “Un errore – osserva ancora Cecchi - che si somma all’errata applicazione alle concessioni balneari di regole non previste nemmeno dalla direttiva Bolkestein, né dal PNRR”.

Nel mirino di Confindustria Nautica e di Assoporti rimane dunque il cosiddetto Decreto Concorrenza, e le pressioni esercitate sulla politica mirano addirittura a “un intervento con decretazione d’urgenza, se non di abolizione, o quantomeno di correzione di macroscopiche criticità”.

Tra le tante cose da rivedere – sempre secondo Confindustria Nautica e Assoporti – l’imposizione di prevedere la costante presenza di varchi per la balneazione all’interno dei porti. Un’assurdità che creerebbe gravi problemi di sicurezza per le persone e per le stesse imbarcazioni, oltre a evidenti problemi operativi.

E ancora, il Decreto Concorrenza da correggere impone che sia prevista la massima partecipazione di microimprese per la gestione delle concessioni e che sia data priorità ad attrezzature completamente amovibili. Due condizioni inaccettabili, secondo Confindustria Nautica e Assoporti.

Nel primo caso, infatti, viene fatto osservare che “il criterio appare illogico in quanto le concessioni di strutture dedicate alla nautica da diporto possono arrivare anche a 80 milioni di euro di valore (dunque non alla portata di microimprese); nel secondo viene ricordato che “le strutture completamente amovibili non sono compatibili con la realizzazione di infrastrutture permanenti quali i porti turistici”.

Gli operatori del settore lamentano anche criticità giuridiche e tecniche contenute nel provvedimento che ha fissato l’aumento delle concessioni per l’anno 2023 del 25%. Ciò detto, giova sottolineare, comunque, che il dialogo è aperto, e tutto lascia pensare che si arrivi prima o poi a una soluzione. Che non dovrà essere interpretata – sia chiaro – come un “favore” fatto alle imprese del settore e agli operatori del diportismo nautico, ma come l’occasione giusta per superare problemi che da anni si trascinano, impedendo lo sviluppo di un settore che può portare solo benefici all’economia di questo nostro Paese disteso come un pontile nel cuore del Mediterraneo.

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Sabato 11 Febbraio 2023 - Ultimo aggiornamento: 12:18 | © RIPRODUZIONE RISERVATA