Il Pop.Up di Airbus è il primo sistema di trasporto modulare

Da Airbus a Google, da Amazon a DHL: lo scenario futuro è dominato dai droni

di Nicola Desiderio
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ROMA - Una volta solo gli uccelli e le nuvole, poi gli aerei. Da sempre la fantasia. Il cielo ne ha viste di cose che volano, visibili e invisibili, ma mai come negli ultimi tempi con l’avvento dei cosiddetti droni. Nati per scopi militari, stanno spopolando per tutti gli utilizzi, da quelli commerciali a quelli professionali e ludici per un giro d’affari che, secondo la società di consulenza Gartner, supererà i 100 miliardi di dollari nel 2020. Del business sarà persino l’Airbus che allo scorso Salone dell’Automobile di Ginevra ha presentato Pop.Up, un sistema modulare di mobilità sviluppato insieme alla italiana Italdesign e basato su una capsula biposto, lunga 2,6 metri, alta 1,5 e larga 1,4, elettrica e a guida autonoma.
 

 

Potrà essere piazzata su una piattaforma a 4 ruote da 60 kW e viaggiare fino a 100 km/h per 130 km oppure attaccata ad un modulo di volo da 136 kW formato da 4+4 eliche controrotanti che assicurano il decollo e l’atterraggio verticali con un’autonomia di 100 km. I tempi di ricarica per entrambe le modalità è di 15 minuti. Fantasia? L’Airbus ha costituito una sezione denominata “Urban Air Mobility”, parla apertamente di “elicotteri on demand” e a San Paolo del Brasile sta già sperimentando Voom, un servizio di “copter sharing” prenotabile tramite app. Il prossimo passo sono i droni elettrici, assai più silenziosi e ad emissioni zero come il già citato Pop.Up, il CityAirbus a 4 posti, il monoposto Vahana e lo Skyways, un fattorino volante per le consegne di pacchi, allo studio con la National University of Singapore. E proprio questo è uno dei più suggestivi filoni di sviluppo.

La Deutsche Post DHL ha dal 2013 il Parcelcopter, un drone che trasporta pacchi fino a 1,2 kg per un raggio di 100 metri. Amazon ha invece Prime Air, un servizio in grado di far recapitare in 30 minuti consegne del peso massimo di 2,25 kg, e ha brevettato persino un drone-batteria incaricato di alzarsi in volo per ricaricare le auto elettriche, come fanno gli aerei cisterna per i caccia bombardieri. Alphabet, la divisione di Google dedicata alla guida autonoma, ha da poco reso operativo Project Wing, un servizio per consegnare burritos e medicinali nelle aree rurali dell’Australia attraverso piccoli quadricotteri. Droni dunque per volare sulle megalopoli congestionate, ma anche per unire i grandi spazi.

Il problema sono le regole: come districare un traffico aereo sempre più intenso? Basteranno la guida autonoma e l’intelligenza artificiale a offrire tutta la sicurezza necessaria per le cose e le persone? L’ente di volo americano FAA ha già messo a punto la “part 107” relativa ai cosiddetti “small unmanned aircraft” (veicolo senza pilota di piccole dimensioni) e l’europea EASA ha già pronta una bozza da trasformare in direttiva entro il 2018.
Dovrà essere recepita anche dall’ENAC che dal 2013 si è comunque dotato di un regolamento specifico relativo ai cosiddetti SAPR (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto). Ma è chiaro che 7,5 milioni e mezzo di droni – questa è la stima per il 2025 – avranno bisogno di una disciplina più puntuale che non lasci nulla di vago per tutto ciò che viaggia tra la terra e il cielo.
 

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Giovedì 9 Novembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 10-11-2017 15:28 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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