I nanonastri messi a punto dall'Honda Research Institute USA sono talmente sottili da avere uno spessore nell'ordine del milionesimo di millimetro.

Honda brevetta un nuovo materiale per reti di comunicazione quantistiche sicure sui veicoli

di Nicola Desiderio
  • condividi l'articolo

Comunicazioni sicure in automobile e non solo grazie ad un nuovo materiale che permette la trasmissione dei dati veicolati da fotoni in modo criptato su nanonastri quantici sottili quanto un atomo e larghi decine degli stessi atomi, dunque con dimensioni infinitesimali.

Il lavoro che ha portato alla scoperta di questo materiale e alla definizione suoi metodi di lavorazione è stato condotto dalla Honda Research Institute USA (HRI-US) e i risultati pubblicati sulla rivista Nature Communications. Questi nanonastri sono composti diclogenuri dei metalli di transizione o TMD (dall'inglese: transition metal dichalcogenide) e sono semiconduttori detti bidimensionali perché talmente sottili da non avere uno spessore e vengono impiegati nella optoelettronica quantistica. Nel caso specifico, questi composti sono stati utilizzati in combinazione con disolfito di molibdeno (MoS2) e diselenio di Tungsteno.

Il loro vantaggio, oltre che dimensionale è nella sicurezza perché funzionano secondo il principio distribuzione a chiave quantistica o QKD (dall'inglese: Quantum Key Distribution) ovvero attraverso coppie di singoli fotoni (le particelle delle quali è composta la luce) che custodiscono l’informazione codificata da trasmettere. Questo legame fisico permette di distribuire l’informazione in modo simile al sistema binario 0 e 1 e rende praticamente impossibile captare l’informazione senza che la violazione venga rilevata sia all’origine sia alla destinazione.

La nuova tecnologia costruttiva messa a punto da HRI USA consente di controllare la larghezza di questi nanonastri quantici a circa 7 nm controllandone l’espansione e dunque di poterne immaginare la produzione e adozione sulle vetture del futuro, caratterizzate dalla presenza di grandi capacità di calcolo locali centralizzate e, attraverso il cloud, anche in remoto. Al momento, i processi permettono di ricavare nanonastri puri al 90%, ma gli specialisti che lavorano al progetto affermano di poter superare il 95% facilitando ulteriormente il fluire dei protoni al loro interno.

HRI US, che ha sede a San José, nel pieno della Sylicon Valley, dà così seguito agli studi sui nanomateriali che porta avanti da oltre 15 anni. Risale infatti alla fine del 2021 uno studio che riguardava la sintetizzazione dei nanonastri che le nuove scoperte permettono di produrre controllandone le dimensioni e la purezza permettendo di dotare i veicoli del futuro di reti di trasmissione dati più veloci e sicure.

  • condividi l'articolo
Giovedì 30 Gennaio 2025 - Ultimo aggiornamento: 11:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA