La Lexus UX300e

UX300e, la prima Lexus 100% elettrica. La qualità è la sua stella polare

di Giampiero Bottino
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MILANO - Anche il marchio che ha ha fatto dell'ibrido la sua bandiera, proponendosi come l'unico a proporre sul mercato del lusso un'intera gamma anche – e in alcuni Paesi tra cui l'Italia esclusivamente – con la doppia alimentazione benzina ed elettrica , ha deciso di fare il suo ingresso nel mondo della propulsione «full electric».

Certamente l'esperienza maturata non solo con gli oltre 1,7 milioni di vetture ibride vendute dal 2005, ma anche dall'intero gruppo Toyota di cui Lexus costituisce la «costola» premium e che dell'ibridizzazione è il pioniere indiscusso, non è estranea alla raffinatezza tecnologica di cui l'UX300e – primo modello Lexus esclusivamente a batteria – offre ampia dimostrazione, fedele alla filosofia di un brand che ha fatto della qualità la sua stella polare.

Questa versione del Suv condivide con i «fratelli» a propulsione mista le linee dirompenti (per qualcuno anche troppo) e i tratti decisi che caratterizzano l'attuale corso stilistico del marchio nato nel 1989 come risposta di Toyota alle rivali Honda e Nissan che avevano «aggredito» il mercato americano del lusso con i brand Acura e Infiniti creati ad hoc. A testimoniare di questa mission provvedeva il nome stesso: Lexus è infatti l'acronimo di Luxury EXportation United States.

Un'esclusività durata relativamante poco, visto che dopo soli quattro anni il management decise di ampliare gli orizzonti sbarcando in Europa con l'obiettivo – raggiunto seppur in modo più graduale – di replicare il successo americano, mentre il debutto sul mercato domestico avvenne solo nel 2005, nonostante l'intera produzione fosse stata a lungo concentrata nelle fabbriche giapponesi tra cui quella di Kyushu dove nasce l'intera famiglia UX.

Anche se l'impianto estetico generale è condiviso con il resto della gamma, la versione elettrica del Suv più piccolo – è lungo 4,5 metri – dell'offerta a ruote alte Lexus si distingue per una serie di modifiche volte a migliorare allo stesso tempo prestazioni, silenziosità e autonomia. Sono scelte minuziose e raffinate come le ruote aero-ventilate con alette aerodinamiche a raggi, le paratie nella parte inferiore della griglia che si chiudono automaticamente in base alle esigenze di raffreddamento, portando da 0,33 a 0,31 il coefficiente di resistenza aerodinamica, mentre il disegno dei gruppi ottici posteriori riduce di circa il 16% le variazioni di pressione dell'aria migliorando la stabilità posteriore in curva e in presenza di venti laterali.

Tutte soluzioni che non lesinano i richiami alla cultura e alla tradizione giapponesi, perfettamente incarnati nello spirito di «Omotenashi» («Ospitalità e servizio cortese») che per Lexus rappresenta una sorta di karma e nell'UX300e trova tra l'altro espressione nei tergicristalli che non solo rallentano il ritmo per non ostacolare la concentrazione del conducente, ma che si bloccano automaticamente non appena viene aperta una portiera per evitare che possa venire bagnato chi sta entrando o uscendo dall'auto.

Ogni fase della produzione viene controllata dagli eredi dell'antica tradizione artigiana Takumi, i quali per esempio si accertano in una camera anecoica che prima di lasciare la fabbrica la portiera di ogni singola vettura si chiuda con il giusto sound. È la degna conclusione di un processo che quanto ad accuratezza crediamo abbia pochi eguali nel panorama automobilistico e che nasce da una ricerca sulle onde cerebrali create da una portiera che si chiude. Su questa base, gli ingegneri acustici e gli scienziati neurali hanno collaborato nel definire materiali e forma delle portiere per garantire che il primo punto di contatto tra l'uomo e l'auto sia sempre accompagnato da un suono perfetto. 

La carrellata di richiami a un passato che forse nessun popolo onora più di quello giapponese continua con il termine «Sashiko». Si tratta di una tecnica tradizionale utilizzata per applicare le imbottiture protettive per le divise di arti marziali come judo e kendo. È la tecnica che ha ispirato gli artigiani chiamati a realizzare i rivestimenti dei sedili sportivi creando un effetto visivo che riflette la griglia frontale del crossover. Sempre i sedili, ma in questo caso quelli posteriori, sono riscaldati. E non solo per garantire il benessere degli occupanti, ma anche per «alleggerire» il lavoro della batteria, che diminuendo il suo apporto al sistema di riscaldamento contribuisce ad ampliare l'autonomia dell'UX300e.

Per concludere il lungo elenco delle citazioni nel segno della nostalgia, non possiamo dimenticare il concetto architettonico giapponese di «Engawa» secondo il quale l'esterno e l'interno si collegano senza interruzioni, come dimostrano le pareti scorrevoli delle case nipponiche che raramente sono grandi, ma spesso celano al loro interno dei raffinati spazi verdi i quali grazie a questo concetto possono trasformarsi in un ambiente aggiuntivo.

Applicato al linguaggio automobilistico Lexus, «Engawa» si traduce nella possibilità di avere una sensazione più precisa degli ingombri e delle estremità dell'UX300e, rendendo più agevole districarsi negli spazi spesso angusti delle strade di città il cui centro storico raramente è stato concepito per il traffico automobilitico. Coerentemente, l'abitacolo è pensato per essere rilassante ed essenziale. Tutto ciò che serve è vicino e tutti i comandi sono a portata di mano, compresi quelli dell'impianto audio inseriti nella consolle centrale nella quale è ricavato un pratico e comodo poggiapolsi.

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Mercoledì 27 Gennaio 2021 - Ultimo aggiornamento: 16:55 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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