Il test effettuato all'aeroporto di Amburgo da alcuni modelli del gruppo Volkswagen

Volkswagen Group, ora le auto cercano il parcheggio da sole

di Giampiero Bottino
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AMBURGO - Arrivare in aeroporto, scaricare i bagagli davanti all'area partenze e avviarsi verso i banchi del check-in. Ma non senza aver prima detto all'auto di recarsi il parcheggio nel quale attendere il nostro ritorno. Cioè il momento in cui scatta la procedura inversa, e la vettura – convocata via smartphone – abbandona il suo stallo per raggiungerci all'uscita dello scalo.

Fanstascienza? Tutt'altro, almeno stando a quanto abbiamo avuto modo di vedere nel parcheggio dell'aeroporto di Amburgo, durante al dimostrazione della più evoluta forma di parcheggio autonomo in avanzata fase di sviluppo all'interno del gruppo Volkswagen. Una scelta, quella della città anseatica e del suo scalo, tutt'altro che casuale, visto che Amburgo è una delle metropoli tedesche (e quindi europee) più impegnate nella creazione di una mobilità sostenibile, a per questo aperta a ogni possibili collaborazione in materia.

Lo ha detto Frank Horch, senatore della Municipalità per gli Affari Economici, il Traffico e l'Innovazione, affermando che la città «vuole avere entro il 2021 un sistema di traporti intelligente, in grado di offrire ai cittadini dei servizi di mobilità on demand. Liberarli dallo stress e dalle perdite di tempo della ricerca di un parcheggio rientra perfettamente in questa strategia». Gli fa eco il Ceo dell'aeroporto Michael Eggenschwiller: «La nostra struttura è all'avanguardia per funzionalità e razionalità, il luogo ideale dove sperimentare l'integrazione più efficace fra l'autoe il traffico aereo».

Affermazione confortata dai fatti, visto che l'aeroporto ha concesso al gruppo tedesco un'ampia fetta del suo parcheggio più vicino allo scalo che è stata adeguata alle nuove necessità (stalli più larghi di quelli standard, i codici a barre che vanno «letti» dai sensori delle vetture, la creazione di un'area di sicurezza, ecc). La dimostrazione è stata affidata ai tre marchi che rappresentano le punte tecnologiche della galassia di Wolfsburg: Audi, Porsche e Volkswagen.

Ciascun brand ha messo a disposizione una vettura di serie, ma adattata alla sperimentazione, per mostrare la stato di «avanzamento lavori», ed è stato davvero interessante vedere le auto con il posto di guida vuoto sorpassare la sbarra di accesso al parcheggio, procedere lentamente alla ricerca del posto e una volta trova effettuare la manovra con una precisione tale (salvo una leggera incertezza) che ha permesso alla Panamera ibrida plug-in di approcciare la colonnina di ricarica per provvedere – sempre in modalità totalmente automatica – a rifare «il pieno» delle batterie.

Una dimostrazione convincente di una tecnologia evoluta, ma ancora in fase di rifinitura. Johann Jungwirth, responsabile delle tecnologie digitali del gruppo Volkswagen, anticipa che la prima applicazione commerciale del sistema è prevista per il 2021, e che almeno nelle prime fase la tecnologia potrà funzionare soltanto in aree chiuse e adeguatamente attrezzate.

Con questa proposta, il cammino verso la guida autonoma compie un ulteriore, significativo passo avanti. Vista nell'ottica italiana, però, la sua applicazione rischia di scontrarsi con alcune anomalia tipicamente nostrane: basti pensare ai troppo angusti stalli che per esempio caratterizzano i nostri parcheggi aeroportuali, all'impegno anche finanziario che l'adeguamento delle strutture richiederebbe, al discutibile senso civico di chi, non rispettandole, considera le linee di delimitazione dei posti auto delle semplici esercitazioni di arredo urbano, prive di scopi realmente funzionali. Da questa parte delle Alpi, insomma, la scadenza del 2021 appare davvero ottimistica.

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Martedì 17 Aprile 2018 - Ultimo aggiornamento: 18-04-2018 10:21 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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