Il Concept Recharge nel Volvo Studio di Milano

Volvo, Recharge al massimo. Nella casa milanese del brand esposto il concept che anticipa il suo futuro: sicurezza, sostenibilità, design

di Giampiero Bottino
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MILANO - Quale location più adatta del Volvo Studio di Milano, uno del centri d’incontro e di confronto più vivaci del capoluogo lombardo su temi non soltanto automobilistici (musica, arte, design e food gli argomenti più trattati) per anticipare – giocando “in casa” – il futuro del marchio? E quale modo migliore per illustrarne le tappe che affidarsi al veicolo che di questo cammino interpreta la filosofia e rappresenta la bandiera? Stiamo parlando della Volvo Concept Recharge, protagonista silenziosa ma di grande impatto visivo di un evento che, dopo tre giorni riservati ai giornalisti specializzati e incentrati sui altrettanti principi chiave del Dna di marca – sicurezza, sostenibilità e design – si è offerta per oltre una settimana al pubblico desideroso di comprendere cosa dovrà aspettarsi dalle Volvo di domani. Un domani che Goteborg disegna con un approccio deciso: arrivare entro il 2025 a vendite totalmente elettrificate, equamente ripartite tra ibride ed elettriche pure, ed entro il 2030 a presentarsi in tutto il mondo esclusivamente con modelli “full electric”.

Una strategia chiara e univoca, di cui abbiamo già visto le tracce concrete nell’EX90, il grande Suv (lungo più di 5 metri) con cui di fatto debutta il nuovo corso, ma che con la Recharge Concept trova la sua manifestazione più esauriente – e convincente – grazie al riuscito mix tra contenuti futuribili, soluzioni funzionali intriganti e un linguaggio stilistico che non può lasciare indifferenti per la purezza delle linee e l’equilibrio delle proporzioni. Se proprio vogliamo trovarle un difetto, possiamo lamentare per che questa affascinante vettura non avrà un seguito: come si conviene a un manifesto programmatico, rimarrà un pezzo unico, una fucina di idee destinate in tutto o in parte a trovare applicazione concreta nelle prossime Volvo a emissioni zero che – promettono a Goteborg – metteranno davvero il cliente e le sue esigenze al centro delle scelte progettuali, ispirate al paradigma “meno ma meglio”, che potrebbe tradursi nella rinuncia agli inutili gadget oggi fin troppo diffusi per puntare sulla sostanza che l’evoluzione tecnologica mette generosamente a disposizione. È il frutto di un’interpretazione “allargata” del concetto di sicurezza, elemento fondante del Dna Volvo, che non è più riferita solo alla protezione dell’auto e degli utenti della strada, ma anche alla tutela dell’ambiente e del pianeta. Emblematico in tal senso l’abitacolo dal design avveniristico, realizzato facendo ampio ricorso a materiali sostenibili come i rivestimenti che dicono addio al cuoio, sostituendolo con un tessuto composto al 30% da lana svedese proveniente da una filiera certificata e al 70% da poliestere. Mentre le finiture lignee trovano origine nelle foreste – anch’esse certificate – di Svezia e Norvegia, piuttosto che nel riciclaggio del sughero.

In definitiva, la compatibilità ambientale ha suggerito soluzioni che vanno ben al di là della sola motorizzazione elettrica, in questo caso corroborata dal miglioramento dell’efficienza del sistema propulsivo piuttosto che dalla strada – più facile – di accrescere il numero delle batterie con il risultato di aumentare sì l’autonomia, ma anche il peso e l’impronta di carbonio. L’attenzione alla sicurezza attiva e passiva, pur in un contesto nel quale si prevede che la guida autonoma – il livello 3 sarà abilitato da Volvo in California nel 2024 – possa ridurre il ricorso agli attuali sistemi Adas, si mantiene al massimo livello con uno schieramento di dispositivi di rilevazione davvero impressionante.

Ne fanno parte 6 telecamere, 3 fotocamere, 5 radar e una rete di 15 sensori (12 di parcheggio a ultrasuoni, 2 laterali, uno capacitivo al volante) ai quali si aggiunge il Lidar sul tetto che, grazie alla tecnologia laser, è in grado di “vedere” anche nel buio totale rilevando chiaramente la presenza di persone o veicoli fino a 250 metri, e fino a 120 metri nel caso di “bersagli” più piccoli, ma comunque potenzialmente pericolosi. Completano la “parata tecnologica” due computer con chip Nvidia – microprocessori all’avanguardia nelle applicazioni di intelligenza artificiale – in grado di eseguire 280 trilioni di operazioni al secondo. Assieme alla connettività 5G e al software proprietario del costruttore, concorrono a “disegnare” la piattaforma tecnologica su cui potranno contare le prossime Volvo per contribuire a realizzare l’ambizione di Goterbog che punta a diventare nel 2040, in tutte le sue attività e con la collaborazione di tutti i fornitori, una realtà industriale a impatto climatico zero.

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Giovedì 9 Febbraio 2023 - Ultimo aggiornamento: 10-02-2023 08:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA