Dopo il reintegro di medici e infermieri No vax, il Ministero della Salute studia per l’inverno una rimodulazione del periodo della quarantena dei positivi. Sia chiaro: ancora non c’è nulla di deciso, ma ci sono solo delle ipotesi. Inoltre, si vuole soppesare l’impatto della pandemia sugli ospedali quando si abbasseranno le temperature. Il ministro Orazio Schillaci: «Stiamo lavorando e abbiamo avuto le prime riunioni scientifiche con Istituto superiore di sanità ed esperti. Vediamo l’evoluzione del quadro epidemiologico. Ogni decisione verrà presa solo nell’interesse dei pazienti». Secondo alcuni esperti con la Omicron un soggetto è contagioso due giorni prima dei sintomi e tre giorni dopo. I cinque giorni di isolamento scattano però dal tampone, dunque è probabile che un paio di giorni siano già trascorsi. In sintesi: potrebbe avere senso limitare a tre giorni la quarantena o, anche, tagliare il periodo dei 14 giorni in costanza di tampone positivo. Tra gli esperti c’è anche chi ricorda che vi sono paesi, come il Regno Unito, che hanno rinunciato all’isolamento. Potrebbe essere una strada: chi ha il Covid dovrebbe attenersi alle stesse precauzioni di chi ha l’influenza e, seguendo il buon senso, isolarsi in casa.
Valutazione
D’altra parte, ormai, con i test fai da te, è quello che molti già fanno.
Scenari
Ieri la Regione Emilia-Romagna ha spiegato: «Sarà immediato reintegro del personale amministrativo e degli Oss, mentre per i sanitari sospesi dagli Ordini si attenderà che siano gli Ordini stessi a revocare la sospensione». Secondo Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl Roma 1, l’impatto dei reintegro dei No vax sarà molto limitato: «Si parla, su base nazionale, di 4.000 operatori, non saranno neppure lontanamente sufficienti a colmare le lacune che ci possono essere negli organici. Spostano poco». Per Giovanni Migliore, presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane (Fiaso) il reintegro dei No vax «sarà valutato caso per caso rispetto all’assegnazione nei reparti; ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti». Ancora: «L’obbligo vaccinale sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell’epidemia era necessario intervenire per fare chiarezza. Le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari. C’è anche una responsabilità del datore di lavoro nel proteggere i professionisti da rischi di esposizione al virus». Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli: «La valutazione dei rischi sarà demandata alle direzioni sanitarie». I medici di base sospesi recupereranno gli assistiti che avevano prima dello stop.