la Cupra Formentor VZ5

C’è VZ5, la Cupra Formentor che graffia: carattere tutto grinta e sportività

di Cesare Cappa
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BARCELLONA - La storia di Cupra per quanto breve è certamente ricca di successi. Un marchio che non può e non deve essere considerato semplicemente la variante sportiva di Seat. La gamma infatti comincia ad avere una propria identità, sempre più salda e sempre più esclusiva. Formentor è stato il primo modello ad essere realizzato specificamente per Cupra. E oggi è anche la prima vettura ad aver ricevuto “gentilmente” in prestito uno dei propulsori più iconici della produzione del Gruppo Volkswagen: il 5 cilindri turbo di cui Audi Sport è tanto gelosa. Un svolta nell’evoluzione di Formentor che ha dato vita alla nuova VZ5, la “velocinco” per dirla in spagnolo. 

L’edizione che equipaggia la Formentor VZ5 sviluppa 390 cv e 480 Nm di coppia. In tema di novità, perché di fatto il nuovo motore è più un omaggio che una variabile inedita (almeno a livello di Gruppo), il nuovo sistema Torque Splitter. Un differenziale aperto equipaggiato di due pacchi frizione in uscita, la cui apertura e chiusura è gestita da due attuatori regolati elettronicamente. Il sistema, sito sull’asse posteriore, rende la VZ5 anche sovrasterzante. Su strada ti mette subito a proprio agio, manifestando un comportamento tendenzialmente neutro, privo di qualsivoglia sbavatura. In fase di rilascio i movimenti del corpo vettura sono minimi. E il potenziale sottosterzo dettato dalla foga di chiamare giri motore, è eliso dal perfetto sincronismo della trazione integrale. La versione VZ5 è più bassa (meno 15 mm rispetto alla variante da 310 cv) e più larga. In questo caso l’allargamento delle carreggiate è sottolineato dall’aggiunta degli archi passaruota maggiorati, in cui alloggiano i cerchi in lega color rame da 20”. E le performance? Da 0 a 100 km/h si passa in 4,2 secondi e la velocità massima è fissa a quota 250 km/h (autolimitata).

Ma Cupra è anche performance sostenibili, per questo ha preso parte al campionato di Extreme-E. Gli organizzatori sono gli stessi della Formula E, che per attirare l’attenzione sul tema ambientale hanno deciso di dare vita ad un format che avesse luogo nelle regioni più remote del pianeta.
Il veicolo protagonista si chiama ODYSSEY 21 ed è sostanzialmente lo stesso per tutti i competitor. È lungo poco più di 4 metri, ha una potenza massima di 400 kW (550 cv) fornita da due motori elettrici (uno per asse) e pesa 1.780 chilogrammi. La vettura passa da 0 a 100 km/h in 4,5 secondi e può superare pendenze fino al 130%. Le batterie da 54 kWh sono realizzate da Williams Advanced Engineering. Noi siamo saliti a bordo per un breve ma intenso giro da passeggeri. Alla guida Jutta Kleinschmidt, vincitrice alla Dakar nel 2001. L’abitacolo non è angusto come sulle “normali” auto da corsa, con il cockpit al centro.
Il display fornisce le informazioni principali circa i due motori elettrici. All’apparenza sembra tutto molto semplice, dato che non ci sono marce da inserire, ma basta premere il tasto “D” per aprire le danze. Saldati al sedile del passeggero, si avverte la spinta senza soluzione di continuità.
Le protagoniste sono le sospensioni. Se non fosse una vettura da corsa, verrebbe classificata come un’auto confortevole. Le buche non sembrano essere un problema e neppure in fase di atterraggio avrete l’impressione di colpire il terreno.

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Venerdì 27 Agosto 2021 - Ultimo aggiornamento: 28-08-2021 10:51 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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