La Ferrari 296 GTB

Ferrari 296 GTB, al volante dell'ibrida di Maranello. La supercar con il V6 Phev da 330 km/h è “facile” ed emozionante

di Alberto Sabbatini
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Come ve l’immaginate da guidare una Ferrari? Rabbiosa, brutale, estrema? Difficile da portare al limite? Beh, la nuova Ferrari 296 GTB non è niente di tutto questo. Non genera ansia da prestazione quando si schiaccia il piede sul gas ma al contrario è facile, tremendamente facile da guidare forte e ispira rapidamente confidenza. È un’auto che il pilota “sente” subito in mano. Con la quale chi possiede un minimo di esperienza di guida sportiva riesce presto a compiere manovre spettacolari con grande naturalezza: derapate, sovrasterzi di potenza e controsterzi. Un’auto che ti dona il vero piacere di guida. Quello che gli inglesi, con un termine molto esplicito, definiscono “fun to drive”. Divertimento puro al volante. Un’auto dalla quale dopo mezz’ora al volante scendi con un sorriso euforico stampato sul viso.

Lo abbiamo sperimentato di persona nel test organizzato dalla Ferrari sul circuito spagnolo di Monte Blanco e sulle strade adiacenti che si arrampicano sui monti dell’Andalusia. Su quelle strade abbiamo messo alle strette la nuova Rossa ricavandone sensazioni esaltanti. Sia nella guida sportiva che in quella più turistica.

Il segreto che rende la 296 GTB una Ferrari così “facile” da usare è merito di alcune scelte tecnologiche che Ferrari ha introdotto sotto la bellissima veste estetica di quest’auto. Prima di tutto il motore. La 296 GTB è la prima Ferrari stradale della storia con motore 6 cilindri e spezza una tradizione: fino ad oggi le Ferrari omologate per uso su strada hanno sempre montato motori 8 o 12 cilindri. Mai un V6. Curioso, perché invece il 6 cilindri è sempre stato un cavallo di battaglia delle Ferrari da corsa. A partire dalla 246 F1 che vinse il titolo mondiale nel 1958, alla 156 F1 iridata nel 1961, fino a tutte le sport prototipo primi anni ‘60 che introdussero lo schema del motore posteriore sulle Rosse (appunto a 6 cilindri). Possiede un motore V6 – tra l’altro turbo ibrido come questa berlinetta – anche l’attuale SF-75 F1 di Leclerc e Sainz.

Eppure mai sulle stradali Ferrari aveva utilizzato un sei cilindri. Perché mai? Fondamentalmente perché l’immagine e la tradizione del Cavallino è sempre stata legata al 12 cilindri. Emblema di frazionamento estremo, di tecnologia esasperata. Di massima potenza per auto maestosamente veloci. Come sono sempre state le Ferrari. Però a Maranello un 6 cilindri stradale in realtà era nato nel passato ed ha una storia tutta particolare.

Il 6 cilindri a V era un progetto che venne sviluppato alla metà degli anni Cinquanta proprio dal figlio di Enzo Ferrari, Dino, morto di distrofia muscolare nel 1956. Dino Ferrari riteneva che il V6 fosse l’arma vincente per un’auto sportiva perché rappresentava un bel compromesso tra potenza e leggerezza. Infatti nei primi anni ‘60 quel motore “Dino” V6 fu utilizzato per diverse Ferrari da corsa (F1, la F2 e vetture sport) ma solo in un caso venne impiegato per un’auto stradale: la Dino 206/246 di metà anni Sessanta. Una berlinetta che Enzo Ferrari volle realizzare in omaggio alla memoria del figlio. Era una sorta di baby Ferrari che però non portava da nessuna parte il nome Ferrari né il simbolo del cavallino rampante. Aveva soltanto il logo “Dino”. A quell’auto però Maranello non diede seguito negli anni successivi. Ma il motore Ferrari V6 però era un tale capolavoro che venne utilizzato anche sulla Lancia Stratos di alcuni anni dopo che vinse il titolo mondiale rally.

Oggi, a quasi sessant’anni di distanza da quella Dino V6, l’architettura 6 cilindri è stata ripresa per questa berlinetta 296 GTB cui è stata aggiunta la propulsione ibrida plug-in per estremizzare la potenza. Un’auto che già nella tecnologia sotto il cofano trasuda di tradizione e di storia. La Ferrari poi ha ulteriormente voluto sottolineare l’omaggio al passato ispirandosi nel design di alcuni particolari a una delle più celebri Ferrari da corsa, la 250 Le Mans che vinse la 24 Ore nel 1965. La forma dei passaruota posteriori così muscolosi fino allo spoiler sul tetto. Soluzione che ha permesso sulla 296 GTB di rinunciare al classico lunotto posteriore.

La sigla dell’auto fa capire bene le caratteristiche tecniche del modello: 296 GTB è un acronimo che nel più puro stile Ferrari fonde nel nome l’indicazione della cilindrata (2992 cmc) e il frazionamento (6 cilindri). Il motore a corsa corta di 88 x 82 mm è un progetto completamente nuovo: è molto compatto (pesa 30 kg meno del tradizionale V8 del cavallino) ed è caratterizzato dalle bancate a V di 120 gradi: scelta tecnica fatta per abbassare il baricentro dell’auto e soprattutto per collocare il gruppo turbocompressore al centro della V migliorando così i flussi di alimentazione e scarico. Le due turbine sono controrotanti e ruotano a 180mila giri al minuto per bilanciare le vibrazioni. Con questa conformazione il condotto di scarico che fuoriesce al centro della coda è singolo. Una novità per Ferrari legata sempre ai due o quattro terminali in coda. Novità stilistica anche nelle luci posteriori dove i designer hanno rinunciato al classico doppio faro: qui ci sono due led allungati integrati nello spoiler.

Il motore V6 sviluppa la bellezza di 663 cavalli, che rappresenta la più alta potenza specifica di un motore termico moderno: 222 cv/litro. Un valore record, maggiore di quello di qualsiasi altra supercar sul mercato, anche di cilindrata superiore. La potenza complessiva del powertrain però diventa di 830 cavalli se si aggiungono i 167 cv generati dal motore elettrico, che è montato posteriormente in linea con l’albero motore e aziona soltanto le ruote posteriori. Anche questa rappresenta una novità assoluta per la Ferrari perché la precedente berlinetta ibrida plug-in, la SF90, aveva i motori elettrici sull’asse anteriore. La coppia complessiva è di 740 Nm, il cambio doppia frizione a 8 marce con palette al volante e le sospensioni dono a doppio braccio anteriore e multilink dietro. La batteria agli ioni di litio che alimenta il motore elettrico è montata trasversalmente dietro i sedili: ha una capacità di 7,45 kilowattora e pesa 73 kg. Un buon compromesso perché ha una capacità sufficiente per far marciare l’auto in modalità solo elettrico per circa 25 km ma è abbastanza compatta da mantenere sotto i 15 quintali il peso dell’auto (1470 kg).

L’abitacolo è caratterizzato da un design moderno e minimalista, con un grande schermo da 16” dietro al volante che funge da cruscotto e display multimediale in grado di visualizzare tutte le informazioni. Come sulla SF90, sono stati riproposti i comandi touch sulle razze del volante tanto che anche il pulsante di avviamento, che fa partire l’auto in modalità elettrica, è a sfioramento e non fisico.

Una volta al volante della 296 GTB, quando si accelera a fondo si apprezza soprattutto il sound fragoroso che si propaga fin dentro l’abitacolo. Di norma i motori turbo sono soffocati nel rumore proprio dall’effetto della turbina che funge da silenziatore e soffoca l’urlo del propulsore; ma sulla 296 GTB i progettisti hanno realizzato un geniale sistema di condotti che fa fluire le onde sonore fino nell’abitacolo avvolgendo col rombo del motore pilota e passeggero. Contribuendo così ad esaltare quell’effetto fun to drive che i progettisti hanno inseguito.

La cosa che colpisce di più sulla 296 GTB è la facilità di guida considerando che si tratta di un’auto così potente. Il motore non è mai brutale anche se ha una coppia spaventosa. Il pilota, quando schiaccia il gas, sente sempre la massima spinta perché ai bassi regimi c’è il motore elettrico che riempie bene i vuoti, mentre quando si sale di giri il V6 che è propenso a girare alto (il regime massimo è di 8500 g/m) dimostra un grande allungo. Le prestazioni sono esaltanti: la 296 GTB accelera da 0 a 100 km/h in 2,9 secondi, poi in 7”3 raggiunge i 200 km/h e la velocità massima è di oltre 330 km/h. Ma più dello scatto in accelerazione pura, è la guida nelle curve che esalta davvero chi è al volante della 296 GTB. L’auto monta un sistema abs di tipo evoluto che permette di aggredire le curve in staccata portando la frenata fino al punto di corda senza generare sottosterzi; a centro curva poi il passo corto (2600 mm) consente di far girare rapidamente la macchina. Sono queste soluzioni che rendono facile anche al limite la guida la guida della 296 GTB e generano il vero fun to drive.

L’unica vera controindicazione? Il prezzo. Il fatto che la 296 GTB abbia un motore V6 invece che otto cilindri sotto al cofano non significa automaticamente che questa sia una Ferrari entry level: Infatti il prezzo di listino è di 269mila euro, superiore a quello della Ferrari Roma e della berlinetta F8 Tributo. Poi se volete il massimo, c’è la versione “Assetto Fiorano” che offre sospensioni Multimatic, è alleggerita di 15 kg e monta di serie gli pneumatici Michelin Cup 2R più performanti, per 33mila euro in più.

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Lunedì 7 Marzo 2022 - Ultimo aggiornamento: 08-03-2022 10:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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