Alberto Viano, presidente di Aniasa

Alberto Viano (Aniasa): «Un regime fiscale che fa male a tutti. La clausola di salvaguardia non può bastare»

di Nicola Desiderio
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«La clausola di salvaguardia è un atto dovuto perché rischiavamo di fare una norma sostanzialmente retroattiva, però attenzione: i primi mesi del nuovo regime fiscale ci hanno detto che fa male sia al mercato sia ai dipendenti». Alberto Viano, presidente di Aniasa, non ha parole di miele per il nuovo sistema di tassazione riservato alle auto aziendali, anche se sono state finalmente esentate quelle ordinate entro il 2024 e immatricolate entro il 30 giugno 2025.

Quali sono gli effetti del nuovo regime fiscale per le auto aziendali?
«Un’ulteriore contrazione degli ordini e un calo della raccolta fiscale. Il risultato è che solo una minima parte si è spostata verso le propulsioni a basse emissioni e il resto ha deciso di prorogare i contratti. Inoltre la tassazione sul fringe benefit pesa più sui dipendenti che devono percorrere molti chilometri invece che sui top manager che possono guidare auto elettriche e più costose. In qualche caso una Panda può pagare più di una Porsche Taycan».

Eppure il noleggio vale il 33% delle immatricolazioni nei primi tre mesi dell’anno…
«È vero, ma in un mercato che si è ridotto e dove i noleggiatori indipendenti sono scesi del 20% mentre le captive sono cresciute per fare politiche di immatricolazione che proteggono i costruttori dalle sanzioni per la CO2».

Gli ordini dei rent-a-car nei confronti dei noleggiatori a lungo termine sono aumentati del 300%. Aumento naturale del rent-to-rent o meccanismo di autoimmatricolazione più sofisticato?
«Entrambe le cose. Costruttori e noleggiatori a breve preferiscono sempre di più passare attraverso la finanziaria perché la previsione è di tenere i mezzi in flotta più a lungo. Inoltre c’è la necessità di pilotare il mercato immatricolando vetture a basse emissioni». 

Il valore residuo è un rischio per le vetture elettriche tant’è che nel Regno Unito stanno pensando di sostenerlo attraverso incentivi mirati. Lei sarebbe d’accordo?
«Sì, perché le auto alla spina costano almeno un 10% in più che non viene poi riconosciuto, per due ragioni. La prima è che la tecnologia è in rapida evoluzione, la seconda è che i listini stanno scendendo e il valore residuo è fissato invece al momento dell’acquisto».

E questo ha un riflesso diretto sui canoni. Che dinamiche stanno seguendo?
«Prima di tutto, da presidente dall’Aniasa, direi che le società di noleggio hanno avuto un atteggiamento responsabile contenendo l’aumento dei canoni a livelli enormemente inferiori rispetto a quelli dei prezzi di listino delle auto e trasferendo la loro efficienza ai clienti».

Ad aiutarvi però stanno intervenendo i cali dei tassi di interesse…
«In realtà l’IRS (il tasso interbancario di riferimento, ndr) è tornato addirittura a salire e siamo ancora molto alti rispetto al 2020».

La legge delega sulla fiscalità scadrà ad agosto. Rischiano di rimanere irrisolti nodi storici…
«Sì, i livelli di deducibilità sono fermi a circa 18mila euro, oramai neppure sufficienti per acquistare un’auto di segmento B e l’IVA è detraibile fino al 40% mentre nel resto dell’Europa è al 100%. C’è poi il tema dell’IPT che crea disparità a livello nazionale».

Al netto di tutto quello che abbiamo detto, qual è la situazione del noleggio al momento?
«La flotta è stabile e in leggera crescita, dunque non stiamo soffrendo per ora, ma prevediamo che gli acquisti si ridurranno e aumenteranno le durate: siamo passati in media dai 40 ai 45-48 mesi».

L’Unione Europea vuole che le flotte siano il motore della lotta alla CO2. È la via giusta? E lei come agirebbe?
«Quello che è scritto nell’Action Plan è fattibile perché le flotte rappresentano una parte crescente del mercato ed operatori che possono beneficiare a livello fiscale per la riduzione della CO2. Questo circuito virtuoso in Italia vale un po’ meno perché è inferiore la quota delle auto aziendali. Ecco perché, secondo me, bisognerebbe soprattutto semplificare il quadro fiscale e renderlo stabile affinché le aziende possano pianificare il rinnovo del parco circolante ed estenderlo anche ad altre fasce di dipendenti. Questo sarebbe un vantaggio per l’erario anche perché favorirebbe l’emersione fiscale».

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martedì 29 aprile 2025 - Ultimo aggiornamento: 10:45 | © RIPRODUZIONE RISERVATA