Mini, con Aceman elettrica la famiglia si allarga nel segno della trasformazione
Renault 5 E-Tech ti porta nel futuro ma strizza l'occhio al passato. L'elettrica compatta è divertente da guidare
Citroën C3 Aircross, c'è per tutti i gusti: turbo benzina tradizionale, ibrida o elettrica
Il terremoto della pandemia ha dato una bella scossa. Nel mondo dell’auto movimenti di un certo rilievo erano già in atto e ora si cerca a fatica un nuovo equilibrio. Un assestamento dal quale si possa ripartire per una nuova stagione, con più vigore e più ottimismo di prima. Non è facile, ma ci si può provare. Alcuni paesi sicuramente ci riusciranno perché il settore automotive è alla vigilia di un cambiamento epocale e chiudere con garbo la vecchia stagione genera l’energia per aprire la nuova.
Uno scenario diverso che si trasformerà in un ciclo virtuoso. Le risorse e gli investimenti alimenteranno il fuoco che darà vita ad occupazione, fatturato e Pil, il sogno di ogni nazione per la salute della sua economia. In più, questa volta, la tempesta positiva porterà con sé un mondo inedito, il sogno della mobilità sostenibile che si realizzerà con la transizione energetica il cui obiettivo ultimo è la società “carbon free”: faremo a meno dei fossili e del petrolio trovando la forza da fonti rinnovabili. Un qualcosa di simile alla rivoluzione industriale di oltre due secoli fa che darà luogo ad un panorama diverso e solo chi riuscirà ad arrampicarsi sul treno in corsa farà parte dei nuovi paesi avanzati.
L’Italia non è messa bene, si sa. Il virus cattivo, che ad altri ha generato problemi, a noi ha messo addirittura in ginocchio: troppo debole l’economia di un paese che da troppi anni non cresce. Ma l’assestamento deve essere positivo e la mobilità la scintilla da cui ripartire, una spinta amica che ci ha accompagnato anche durante i giorni felici del boom economico. Il giocattolo è quasi rotto e, per divertirsi ancora, serve lungimiranza, mettendo sul tavolo tutto l’ingegno italico, puntellandolo con tanto buon senso e lucida pianificazione. Ormai non possiamo più copiare quello che fanno gli altri, i migliori sono in condizione troppo diversa da noi. Serve una ricetta fatta in casa per rialzarsi prima di tornare a correre.
Questa ripartenza coincide con il dilagare dell’elettrificazione e darà un ulteriore impulso. Tutti i costruttori hanno dipinto il domani dell’auto e i propulsori elettrici, in grado di funzionare senza emissioni e senza rumore, trovano sempre più spazio. Non è come accendere un interruttore, è un percorso sul quale bisogna viaggiare il più rapidi possibile, tenendo però conto del quadro economico e sociale. Le cose si fanno con i piedi per terra. Ogni paese deve tenere la sua velocità evitando di farsi male.
La meta è unica, ma ognuno deve arrivarci con un tragitto e in tempi diversi. In questa situazione di incertezza, i consumatori preferiscono rivolgersi a veicoli ecologici conclamati che manterranno il loro valore nel tempo essendo l’auto un bene durevole (in Italia ci sono 13 milioni di auto con quasi due decenni sulle spalle). Il mercato offre di tutto. Dalle accessibili mild hybrid alle elettriche pure (la soluzione finale), passando per le full hybrid e le plug-in. Ad ognuno la sua scelta, tenendo presenti sopratutto le esigenze del portafoglio. Per un paese come il nostro è impossibile non considerare le moderne e omologatissime Euro 6, benzina, diesel, a metano o Gpl. Se ci sono così tante macchine anziane a qualcuno sarà venuto in mente di chiedersi il perché? Non sarà mica per mancanza di soldi? Forse è riduttivo incentivare solo le auto con la spina come fanno in Norvegia, in Olanda o anche in Germania perché in Italia ancora non esiste questo mercato: le vetture che possono andare a zero emissioni sono appena l’1%.
Si rischia di dare il bonus a chi non ne ha bisogno, costringendo la massa a circolare con le vecchie carrette. Per migliorare la qualità dell’aria (e la sicurezza) bisogna togliere dalle strade milioni di vetture “maggiorenni”. E forse l’unica maniera per farlo, vista l’andatura della locomotiva tricolore, è sostituirle anche con semplici Euro 6 che inquinano decine di volte in meno. Un po’ per gli enormi progressi della tecnologia, un po’ per lo stato pietoso in cui sono tante vetture che potrebbero essere considerate d’epoca. Parliamoci chiaro, le vetture elettriche sono già realtà. A dimostrare la validità della soluzione, in appena qualche anno la tecnologia e l’industria hanno azzerato tre limiti che sembravano invalicabili: il costo, l’autonomia, la velocità di ricarica. Un quarto, che non dipende dai costruttori, è rimasto irrisolto: i punti di ricarica.
Eh sì, di fronte ad una svolta globale che riguarda gli automobilisti, quindi tutti i cittadini, i governi che si sono succeduti hanno dimenticato di fare un indispensabile piano infrastrutturale. Sciocchezze. Ed ora vorrebbero vendere solo vetture che, in pratica, non si possono utilizzare. Come si fa a partire con un veicolo a batterie su un’autostrada senza colonnine? Ecco che, almeno in Italia, dovremo augurare lunga vita al diesel, nonostante alcune importanti amministrazioni (Roma caput mundi...) lo abbiano ingiustamente preso di mira. Ha i costi di gestione più bassi di tutti, le emissioni di CO2 più contenute fra i motori a scoppio, l’efficienza più alta. Per chi fa tanti chilometri sembra tuttora una scelta obbligata.