'Effettomargine', a Bolsena il primo festival di contaminazione artistica

'Effettomargine', a Bolsena il primo festival di contaminazione artistica
di Luca Telli
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Domenica 5 Maggio 2024, 11:06

Materia che si incontra, si fonde e genera nuova vita. L’anima di ‘Effettomargine’, il primo festival di sperimentazione e contaminazione artistica contemporanea iniziato venerdì a Bolsena (e fino al 30 settembre), è tutta qui. Così l’ha pensato il suo creatore, l’architetto paesaggista Luca Puri (bolsenese di nascita ma da anni trapiantato a Firenze), quando ha deciso di dare gambe e braccia all’idea, lasciandola libera di vivere fuori dalla sua mente.

“Il nome è sbocciato da solo, in maniera naturale – spiega Puri -. L’effetto margine è quello spazio costituito dall’intersezione tra due zone: l’area tra il bosco e il pascolo, la superficie tra l’acqua e l’aria, il confine del deserto. È dove avviene tutta l’evoluzione, il cambiamento, l’incontro e la trasformazione. Trovarsi in queste zone significa analizzare due ambiti e allo stesso tempo noi stessi, essere la fusione di due mondi distinti più il mondo dentro di noi, che è sicuramente arricchito dalla visione totale e complessa”.

E non è un caso che come sede del festival sia stato scelto un bar del cento storico: il Raisa Caffè, crocevia quotidiano di parole, sguardi e pensieri spessi afoni, comunicati dietro un veloce battito di ciglia. “Gesti a cui dare voce – continua Puri -.

Effettomargine vuole creare ponti, unire ciò che è apparentemente distante attraverso le similitudini”.

Per questo, “per dimostrare come spesso la giustapposizione di tante specificità costituisca un punto di forza, attraverso l’abbattimento delle barriere interdisciplinari”, all’interno del festival Puri ha radunato professionisti provenienti dal mondo dell’arte, del teatro, della musica, della pedagogia fino ad arrivare alla produzione vinicola. E ancora: mostre, proiezioni cinematografiche, reading e performance “che si propongono come zone di scambio, di libertà, di pura espressione e di apertura”.

La forza dell'idea e del dialogo davanti al mondo liquido, destrutturato, mobile e spesso ingiusto della globalizzazione. "Il margine è il confine di ogni sistema, di ogni cultura - conclude Puri -. In questa zona d'ombra si accumulano energie, materiali, idee e innovazioni. Solo definendone i contorni possiamo cominciare a progettare un alter. Un alter che prima non c'era, che nasce in un ambiente in transizione, lo scheletro e i muscoli del quale sono composti da cellule di elevata biodiversità".

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