JLR lucida le sue gemme. Coccolando, in ogni caso e senza esitazioni, il “Modern Luxury” che guida gli esclusivi clienti, sedotti spesso dall’eccellenza anche prestazionale sfoggiata con nonchalance dai gioielli della Regina. Sotto l’ombrello raffinatissimo del brand, in grado di garantire ampia copertura tecnologica e finanziaria, emergono con spontaneità quattro pilastri. Ciascuno dei quali è carico di valori da rivendicare la propria autonomia grazie ai forti tratti distintivi che sono originali ed unici. Jaguar, Range Rover, Defender e Discovery ognuno per la sua strada, guidati all’unisono della stessa cometa britannica, un misto di heritage senza rivali e di modernità innovativa che fa da culla accogliente al Circus della F1.
Il Giaguaro ha già voltato pagina. Affila zanne ed artigli per lasciare un graffio indelebile sulla nuova mobilità. Quella ecologica e intelligente, capace di alimentarsi con energia pulita, utilizzando solo power unit ad elettroni. Range, dall’alto della propria inarrestabilità, sta battendo un tracciato leggermente diverso. Mentre gli ingegneri-collaudatori del Gruppo sono impegnati senza sosta nelle messa a punto finale in tutte le lande del globo della prima RR esclusivamente a batterie, i loro “colleghi termici” hanno realizzato un’astronave che è lo stato dell’arte dei modelli a combustione. Un filone non solo nostalgico, ma che ha tuttora un gran successo e, siccome potrebbe non avere un domani, genera l’attrazione istintiva degli automobilisti più competenti e navigati.
L’ultimo capolavoro in questo campo è la Range Rover Sport SV (realizzata dagli esperti dello “Special Vehicle Operations”), la simbiosi fra una tradizione gloriosa fatta di lusso aristocratico spesso rifinito a mano e l’esasperazione delle performance tipica dei marchi ultra sportivi che realizzano solo super o hypercar. Scusate se è poco. Scoprire la nuova sovrana è fare un viaggio emozionante perché le prestazioni estreme su asfalto convivono con la capacità di muoversi sui terreni più diversi, con lo spazio e il comfort a disposizione, oltre alla proverbiale affidabilità che si trasforma in durata, nonostante le dimensioni ed il peso non siano proprio da ballerina. Per avere un’idea prima di parlare delle sorprendenti capacità dinamiche è bene ricordare che l’opera d’arte in movimento sfiora i 5 metri di lunghezza, è alta oltre 180 cm, pesa più di 25 quintali (e ne può trainare 35) e attraversa senza scomporsi guadi profondi quasi un metro (costa oltre 200 mila euro...).
Quando si parla di un’andatura superlativa, almeno per i veicoli che si cibano di idrocarburi, è necessario partire dal cuore. La RR, oltre mezzo secolo fa e un solo ventennio dopo la Land Rover, si tuffò nel ballo delle debuttanti con un motore V8, un’architettura irrinunciabile per le auto che girano negli States dove la Range ambiva ad emergere. Da allora, questo tipo di propulsore è stato sempre al vertice della gamma RR ed ora si propone in una configurazione mai vista. La cilindrata è stata ridotta, da 5 litri a 4,4, ma grazie al doppio turbo evoluto ed altre diavolerie fra cui il recupero di energia, la potenza aumenta di 60 cavalli, infrangendo per la prima volta la barriera dei seicento (635 per la precisione, con 750 Nm di coppia già disponibile al di sotto dei 2 mila giri).
L’esuberante cavalleria spinge l’agile signora a 290 orari, consentendogli di bruciare i 0-100 con il 3 davanti (3,8”), la certificazione che stiamo parlando di una GT purosangue. Per imbrigliare tanto ben di dio, i british si sono rivolti ai professori italiani della Brembo che hanno inventato un impianto sensazionale. Freni in carboceramica (CCB), con pinzone ad otto pistoncini e dischi ventilati anteriori da 44 cm e posteriori da 39. L’impianto, inoltre, consente di risparmiare 34 chili di masse non sospese rispetto alla tecnologia Dual Cast. Il tutto, fra l’altro, è stato collaudato in una mille chilometri nell’impegnativo circuito di Portimao dove 4 Range SV non hanno avuto il minimo problema. L’abbattimento di peso delle masse non ammortizzate non si ferma qui. Grazie a specialissimi cerchi in fibra di carbonio da 23 pollici, il dimagrimento è di circa 9 kg per ruota un totale di 36 kg che, insieme ai freni, supera i 70. Un’enormità.
Sempre per la leggerezza, poi, anche il cofano è in fibra di carbonio. Ci sono le quattro ruote sterzanti e il diametro di manovra diminuisce di quasi due metri. L’assetto della SV è più basso fino a 25 mm nonostante le ruote gigantesche, l’impianto delle sospensioni è 6D Dynamics con molle pneumatiche regolabili in altezza e ammortizzatori idraulici interconnessi in grado di gestire in modo perfetto rollio e beccheggio relazionandosi con gli altri controlli elettronici dell’auto. I pneumatici Michelin Sport All Season 4 hanno una larghezza diversa fra anteriore e posteriore (285 e 305 mm) e consentono una tenuta laterale fino ad 1,1 G, il 22% in più dei precedenti “estivi”. Un’ultima chicca nel comodoso abitacolo: l’impianto audio Meridian Signature Sound System da 29 altoparlanti e 1430 W si interfaccia con i sedili anteriori che attraverso dei trasduttori tattili consentono di percepire anche fisicamente il suono. Una favola.