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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Frederic Vasseur al muretto dei box di Singapore

Vasseur, capolavoro a Singapore: la disponibilità di Leclerc salva le gomme di Sainz

di Giorgio Ursicino

Il lavoro certosino fatto da Fred Vasseur inizia a profilarsi all’orizzonte. Non sulla macchina. Per quella serve tempo ed uomini e il giudizio potrà essere formulato solo in futuro. Riuscirà l’ingegnere francese ad aprire un ciclo vincente come quello che, quasi trent’anni fa, realizzò il connazionale Jean Todt? È questa la sfida per cui è stato chiamato a Maranello il manager che ha vinto tutto e molto a lungo nelle formule minori. Per questo sono rumors del tutto infondati quelli che vogliono Frederic e, addirittura, il Ceo Benedetto Vigna traballanti per i risultati ottenuti. Sarebbe come acquistare Messi e mandarlo via dopo il primo allenamento perché non contrasta come si deve.

Vigna, poi, lo scienziato italiano, c’entra poco su un dossier affidato a Vasseur, ma ci vede lungo anche nel motorsport. Sarà solo un caso ma, quando il Cavallino è tornato a spruzzare champagne, lui era sorridente al centro del box... La missione dell’Ingegner Benedetto è un’altra: rendere ancora più performante ed orientata al futuro l’azienda di supercar di lusso più ambita del pianeta che capitalizza oltre 50 miliardi, ha un’azione che vale 280 dollari e all’inizio dell’estate ha sfiorato i 300. Per rimanere in tema la transatlantica Stellantis, che ha sempre come primo investitore la Exor, è intorno ai 55 miliardi e, qualche volta, la Ferrari ha effettuato il sorpasso.

Sgombrato il campo da ipotesi fantasiose, resta il corposo risultato di Singapore che Carlos Sainz è riuscito a strappare ricordando addirittura lo sfortunato “aviatore” Gilles Villeneuve. Ragazzi, per acchiappare quel trofeo c’era solo una possibilità: tutto doveva andare nel verso giusto e tutti nel team dovevano contribuire al massimo. Era come una strada con numerosi bivi: bastava mancarne uno per far svanire il sogno e non sfruttare, su un circuito dove i sorpassi sono quasi impossibili, la magnifica pole di Carlos. Il binomio rosso, forse controvoglia ma ci sta, è partito dal semaforo equatoriale sapendo esattamente cosa fare.

Il madrileno aveva l’arduo compito di prendere la testa e cercare di mantenerla (cosa che poi ha miracolosamente fatto fino al traguardo). Il principino, invece, doveva fare il “gregario” (per questa volta, sia ben chiaro): non pensare alla vittoria e nemmeno al podio, ma solo a dare una mano alla causa, impostando man mano il suo ritmo sulle indicazioni dai box. Tutto è stato indispensabile per centrare il risultato. Charles, in alcuni frangenti, ha fatto da tappo. Poi, per evitare di essere sverniciato, si rifaceva sotto con dei giri rapidi che stressavano le gomme sue e di chi era dietro di lui, consentendo a Carlos di guidare sul velluto.

Da uomo di pista qual’è, Fred ha intuito che era questa l’occasione per imporre una strategia finora rifiutata. Soprattutto dal principino. Il comandante avrà detto: «Se sei più veloce perché ti preoccupi? Nel team non ci sono prime guide, ma non possiamo correre uno contro l’altro. Si deve aiutare quello messo meglio. Abbiamo sempre fatto così...». La chioccia ha ricordato al pulcino i numerosi trionfi ottenuti insieme prima di approdare, separatamente, in F1. Quando l’iberico l’ha saputo non ci voleva credere: «Sei sicuro che Charles abbia capito bene? Non credo che corra per aiutarmi...».

Sia come sia, la sola speranza ha fatto miracoli, trasformando un ottimo pilota in un campione consumato, capace di tenere testa anche al fenomeno Verstappen e all’Imperatore Hamilton. Questi ragazzi fanno miracoli, si strappano la pole position per millesimi, facendo derapate ad oltre 300 all’ora. Se non sei convinto al 100% in quello che stai facendo è come se il team avesse una punta sola. Non è così che ci si comporta e il condottiero, il più grande “formatore di driver”, lo sa perfettamente.

Guardate Hamilton. Se ieri non avesse avuto fra le gambe quel “bambino” di Russell sarebbe salito lui per la quinta volta sul gradino più alto del podio a Singapore. Ma conosce le regole e le rispetta: il compagno che sta davanti non si può attaccare, a meno che non lo chiedano dai box. Eppure lui ha vinto 7 campionati e oltre 100 GP rispetto a quel rookie di George. Forse la folle battaglia finale di Monza, oltre ad accontentare il pubblico, è servita a Vasseur come ennesima arma di convincimento. Se riuscirà a tirare fuori il meglio da quei due, sarà quasi come avesse ingaggiato Adrian Newey...

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Mercoledì 20 Settembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 21-09-2023 18:29 | © RIPRODUZIONE RISERVATA