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Nessuno stabilimento italiano di Stellantis è a rischio. Anche Pomigliano e Mirafiori hanno un futuro: arriveranno nuovi modelli, anche se non si può ancora dire quali e la Panda sarà sostituita. Parole chiare quelle dell’amministratore delegato Carlos Tavares che incontra la stampa italiana dopo la presentazione dei conti record del 2023 con un utile netto in crescita dell’11% a 18,6 miliardi di euro, ricavi netti pari a 189,5 miliardi, in aumento del 6% e un incremento del 7% dei volumi delle consegne. Risultati che permettono di distribuire agli azionisti un dividendo di 1,55 euro per azione ordinaria, circa il 16% in più del 2022 e ai dipendenti un premio medio di 2.112 euro, in crescita del 10%. Il consiglio di amministrazione - in cui entrerà la presidente di Borsa Italiana Claudia Parzani come indipendente al posto di Kevin Scott - ha varato un programma di acquisto di azioni proprie per un importo di 3 miliardi di euro. In Borsa il titolo corre e chiude la giornata in crescita del 5,4%. I toni di Tavares dopo giorni di tensione appaiono rasserenanti. «Siamo grati al governo per gli incentivi, è una grande decisione. I consumatori ne trarranno beneficio. Condividiamo l’obiettivo di produrre un milione di veicoli entro il 2030, lavoreremo fianco a fianco con il governo.
L’anno scorso abbiamo prodotto nei nostri stabilimenti italiani 752.000 veicoli, con una crescita del 10%, un dato significativo. Se continueremo a tenere questo ritmo potremo raggiungere l’obiettivo prima del 2030», sottolinea il manager. «Con gli incentivi - spiega - la produzione aumenta di 20.000 veicoli, per questo sono importanti». Un esempio è la 500 elettrica prodotta a Mirafiori per la quale «la situazione migliorerà non appena arriveranno i sussidi per l’elettrico in Italia e in Germania». Tavares ricorda che il 63% della produzione Stellantis in Italia va all’estero e «l’export fa bene alla bilancia commerciale italiana». Il manager replica anche a chi sostiene che il gruppo privilegi la Francia: «Non sono italiano o francese o inglese. Io sono portoghese e quando prendo decisioni le prendo nel migliore interesse di Stellantis come società globale. Abbiamo utilizzato le piattaforme Psa perché c’era urgenza di procedere con l’elettrificazione e non c’erano soluzioni competitive dal punto di vista dei costi sviluppate prima della fusione. Fca in passato non ha fatto gli investimenti necessari nell’elettrico». L’amministratore delegato smentisce qualsiasi operazione di fusione: «non abbiamo trattative in corso su nulla che assomigli a una fusione. Certamente non ci sono operazioni allo studio con Renault. Si è trattato di una pura speculazione». Quanto alla Maserati il manager spiega che «rimarrà un marchio italiano prodotto in Italia. I designer sono italiani, gli ingegneri sono italiani e le auto sono e saranno prodotte in stabilimenti italiani. Quando si parla di prodotti di lusso, è necessario vendere il miglior artigianato italiano come prodotto di lusso.
Maserati lancerà i nuovi prodotti non appena riterrà che la qualità sia al top». Tavares sottolinea anche le competenze di Torino che potranno essere utilizzate per far fronte alla concorrenza cinese. I sindacati accolgono con soddisfazione la notizia del premio ai dipendenti e le rassicurazioni sul futuro degli stabilimenti, ma chiedono indicazioni sui modelli. «Le dichiarazioni di Tavares sono positive, ma servono scelte precise sui nuovi modelli nei vari plant italiani per raggiungere l’incremento di un terzo delle attuali produzioni» affermano Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl e Ferdinando Uliano, segretario nazionale. «È ora che dalle parole si passi agli atti, quindi che ci sia un incontro con la presidente del Consiglio, Tavares e i sindacati per aprire un confronto che porti a un accordo che garantisca investimenti in ricerca e sviluppo, nuovi modelli e tutela dell’occupazione» osservano Michele De Palma, segretario generale della Fiom e Samuele Lodi, responsabile del settore mobilità.