ROMA Vietato piangersi addosso. Nemmeno quando la vita ti riserva delle prove oggettivamente durissime da superare. Perché nella sempiterna divisione del mondo tra coloro che vedono il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, Alex Zanardi si è sempre collocato nella terza fazione. Quelli per cui il benedetto bicchiere è pieno fino all'orlo, a prescindere. Oltranzista dell'ottimismo, innamorato della vita e dotato di uno spiccato senso dell'umorismo che, negli anni degli imbecilli in libera circolazione nella Rete, lo ha portato a sorridere anche di chi prendeva in giro la sua disabilità con meme agghiaccianti. Il tweet in questione è tristemente famoso: la foto dei classici piedi vista mare con la scritta Ragazza al mare e, a fianco, una panoramica del mare e basta con l'imbarazzante Zanardi al mare. «Il lettino però potevano mettermelo sotto il sedere, o lo yacht a largo, che per mia fortuna, è ancora più realistico», il commento di Alex sui suoi social.
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FORZA D'ANIMO
In quel «per mia fortuna» c'è tutto Zanardi, che non ha mai bocciato la sua vita. E non le ha permesso, ad esempio, di frenare la sua passione per i motori, nemmeno con la morte della sorella - era il 1979, lui aveva appena 13 anni - in un incidente stradale. L'anno successivo riusce a strappare a sua padre il primo kart, iniziando a scrivere la sua storia su quattro ruote, che nel 1991 lo porta fino al palcoscenico nobilissimo della Formula Uno, al volante della Jordan. Quindi i trasferimenti alla Minardi prima e alla Lotus poi, i risultati non del tutto brillanti, il passaggio alla Formula Cart e il ritorno nel Circus nel 1999, per guidare la Williams in coppia con Ralf Schumacher. Ma anche questa seconda parentesi resta al di sotto delle aspettative, da cui la decisione di tornare alla Formula Cart per abbracciare - ovviamente inconsapevolmente - il secondo evento traumatico della propria vita.
E' il 15 settembre 2001 e mentre Alex esce al volante della sua Honda-Reynard dalla corsia dei box del circuito del Lausitzring, in Germania, viene travolto dal canadese Alex Tagliani. Le immagini dell'incidente sono terribili, i suoi effetti ancor di più: Zanardi riporta l'amputazione traumatica di entrambe le gambe.
NUOVO INIZIO
Ma non è la fine, anzi. Alex il miracolato - si definisce lui stesso così, si dice che all'arrivo in ospedale nel suo corpo fosse rimasto appena un litro di sangue - comincia la riabilitazione e poi asseconda il suo dna da campione che gli chiede adrenalina da gara. Scopre l'handbike e nel giro di qualche anno diventa un totem del ciclismo paralimpico mondiale. Vince quattro ori olimpici tra Londra 2012 e Rio 2016 e otto titoli mondiali, l'ultimo a 51 anni, battendo ragazzi molto più giovani di lui. Proprio ricordando i Giochi britannici, senza dubbio quelli che hanno portato alla ribalta gli sport paralimpici, qualche giorno fa aveva twittato: «Diamine! Che anno pazzesco nella mia fortunata vita. E non è forse un'incalcolabile colpo di fortuna capitare ai Giochi, proprio nell'edizione dei Giochi più grande di sempre?!?». Com'era la storia dell'ottimismo che è il profumo della vita?
MAI SAZIO
In handbike fa faville ma non basta per saziare la sua fame di motori. Così nel 2003 è già in pista. Dove? Ovviamente al Lausitzring, dove la sua vita aveva preso la nuova piega. Completa simbolicamente i 13 giri che gli mancavano per chiudere la gara del 2001 con tempi cronometrici che gli avrebbero garantito la quinta posizione se fosse stato in gara nel campionato. E a chi gli chiedeva se non avesse paura di affrontare emotivamente quella prova, rispondeva: «Tanto se mi rompo le gambe di nuovo questa volta basta una chiave a brugola».