Julius Seebach, managing director di Audi Sport alla Dakar. Alle sue spalle, i meccanici lavorano alla RS Q E-tron dopo una tappa della corsa.

Julius Seebach Audi Sport: «L’obiettivo è finire la nostra prima Dakar»

di Nicola Desiderio
  • condividi l'articolo

Julius Seebach è managing director di Audi Sport dall’inizio del 2019 e ha il compito di renderla vincente, redditizia ed efficiente come il resto dell’Audi. Dunque l’elettrico è d’obbligo anche in un rally raid come la Dakar che la casa di Ingolstadt sta affrontando per la prima volta con la RS Q E-Tron, un’auto innovativa che, nonostante sia un progetto giovane ed avanzato, si sta dimostrando già competitivo al debutto.

Siete soddisfatti finora dei risultati e delle prestazioni della vettura?

«Sicuramente sì. Partire da un foglio bianco, un anno dopo portare per la prima volta un’automobile nel deserto e vincere alla terza tappa di una corsa è per noi un fatto storico. Sicuramente abbiamo avuto alcuni problemi, ma solo agli ammortizzatori e alle sospensioni e non al sistema di propulsione. Il nostro obiettivo per la nostra prima Dakar è arrivare al traguardo e mostrare che il concetto di base del nostro sistema di propulsione funziona ed è in grado di vincere».

Perché avete avuto così tanti problemi alle sospensioni?

«Dobbiamo ancora fare alcune verifiche. Di sicuro la Dakar è la corsa più dura che si possa fare, stiamo analizzando i problemi e siamo sicuri di poter migliorare già in corsa».

Il vostro sistema di propulsione ha ben 6 sistemi di raffreddamento perché la cosa che temevate di più era il caldo. Ed invece le temperature sono state finora tutt’altro che torride. Questo sta incidendo sulle vostre prestazioni o no?

«Questo non fa differenza. Abbiamo verificato tutto nelle condizioni più difficili, come era giusto che facessimo, e ciò che conta è che fino ad ora non abbiamo avuto alcun problema. Ne siamo molto contenti, ancora di più perché, oltre ad avere un’auto affidabile, sappiamo che può vincere e ha un potenziale che possiamo sviluppare per le prossime Dakar».

Dunque pensate di essere anche alla Dakar del prossimo anno?

«Sì, ci saremo certamente. L’obiettivo per quest’anno è finire. Dopo di che vedremo che cosa migliorare. Abbiamo già una lista delle cose che vogliamo migliorare e una di queste è il peso».

La RS Q E-tron sfrutta componenti che provengono da altre competizioni alle quale avete partecipato. Quali sono?

«I motori elettrici di trazione vengono dalla Formula E. Ne abbiamo tre: uno per ognuno dei due assali e uno che è collegato al 4 cilindri 2 litri derivato dal DTM e produce energia che serve per ricaricare la batteria».

Non è la prima volta che Audi studia il tema dell’elettrico dotato di range extender. Lo avete già fatto qualche anno fa con un prototipo su base A1. Vuol dire che state pensando ad un’automobile di serie provvista di questo sistema di propulsione o volete andare comunque verso l’elettrico puro?

«Secondo noi, il futuro è elettrico. Abbiamo realizzato la RS Q E-tron per dimostrare alla Dakar che cosa è possibile fare con un’auto elettrica».

In ogni caso, la vettura è provvista di un motore a combustione interna. Qual è il vantaggio della RS Q E-tron in termini di efficienza rispetto alle altre vetture della Dakar?

«Noi usiamo il nostro motore di origine DTM solo per produrre energia a tre regimi prefissati per caricare la batteria e utilizzare il sistema nel modo più efficace possibile, anche per lunghe distanze».

In che modo questa macchina può essere utile per sviluppare le vostre future auto da gara come quella per il WEC o anche una monoposto di Formula 1?

«Quello che possono dire ora è che la RS Q E-tron è la macchina da corsa più complessa che Audi abbia mai costruito. E gestire questa complessità ci aiuterà sicuramente nel futuro, soprattutto per il software che è la chiave tecnologica principale».

Quale era la vostra idea di base quando avete deciso di entrare alla Dakar e fare questa macchina?

«Stavamo cercando la sfida più difficile e sicuramente la Dakar lo è. Volevamo una macchina molto innovativa e siamo orgogliosi che sia diversa da qualsiasi altra avversaria, ma soprattutto che sia in grado di correre completamente in elettrico sulla sabbia del deserto e sia pienamente competitiva. Volevamo una sfida così, volevamo fare questa esperienza e dimostrare ciò di cui siamo capaci».

E per i concetti di base della vettura?

«Partendo dai regolamenti, volevamo che la batteria fosse posizionata il più basso possibile, che fosse completamente elettrica, che avesse un motore per assale e che il pacchetto fosse efficiente e competitivo».

Utilizzate zavorra per rientrare nel peso minimo di regolamento?

«No, assolutamente. Anche perché la nostra vettura è in verità sopra il limite del regolamento ed è più pesante delle altre. Come ho detto, uno degli obiettivi per il prossimo anno è proprio diminuire il peso».

Avete imparato già qualcosa che non vi aspettavate da questa vettura?

«Abbiamo acquisto molti dati e ora dobbiamo pensare a rendere affidabili gli ammortizzatori. La cosa più importante che ora sappiamo è che il nostro sistema di propulsione è affidabile e funziona davvero bene».

E qual è un altro dei vostri punti di forza?

«Una squadra ben organizzata fatta di 80 persone, capace di lavorare compatta nel deserto, sia nel caldo sia nel freddo. E credo che questo sia molto Audi».

Pensate di poter vincere un’altra tappa prima della fine della gara?

«Come ho detto, per noi è importante vincere la gara, ma è normale che, se si è vinto, piacerebbe vincere ancora. Faremo del nostro meglio e vedremo che cosa succede. Abbiamo un’ottima squadra, ottimi piloti e una macchina che va. Siamo realisti pensando che questa è per noi la prima Dakar, ma siamo anche ambiziosi e ci piacerebbe vincere ancora».

  • condividi l'articolo
Lunedì 10 Gennaio 2022 - Ultimo aggiornamento: 12:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA