Gennaro Amato resta al timone di Afina, l’associazione Filiera Italiana della Nautica con sede storica a Napoli

Afina: confermato il vertice e rinnovati gli impegni per saloni e portualità. In campo anche l’Unione Industriali di Napoli

di Sergio Troise
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NAPOLI - Si rinnova nel segno della continuità l’Afina, l’associazione Filiera Italiana della Nautica con sede storica a Napoli, che dal 2015 è guidata da Gennaro Amato, noto imprenditore del settore (è produttore dei gommoni Italiamarine e titolare di una mega struttura dedita al rimessaggio) sempre in prima linea sul fronte dell’attività fieristica (l’Afina organizza ogni anno tre eventi a Napoli e uno a Bologna) e nella difesa dei diritti delle aziende nautiche e dei diportisti. Al vertice dell’associazione sono stati confermati anche Antonio Schiano, Stanislao Esposito, Ugo Lanzetta, Domenico Senese e Vincenzo Castagnola; escono invece dal consiglio direttivo Salvatore Marinelli e Giuseppe Maiello, che lasciano il posto ai neoeletti Antonio Mercurio e Salvatore Capuano.

Un comunicato informa che “la conferma, già prevista da tempo vista l’unica candidatura alla presidenza, è stata accolta con grande entusiasmo dal numero uno dell’associazione”. Il quale, com’è facile immaginare, ha tenuto a ricordare, all’indomani del voto, i successi ottenuti e i traguardi da raggiungere. In testa alla lista dei programmi il rilancio del Nauticsud (avviato verso il traguardo della 50ma edizione), l’internazionalizzazione di Navigare (doppio saloncino con prove in mare allestito a primavera e in autunno), la nascita del Salone di Bologna. Guardando alla realtà locale (l’AFINA nacque in sostituzione della ANRC, Associazione Nautica Regionale Campana) e ai progetti per il futuro, è stato ricordato una volta di più il problema della mancanza di posti-barca a Napoli.

“Dobbiamo risolvere il problema dei marina – ha tenuto a dire Amato -. La mancanza di attracchi assistiti per il diporto è un problema troppo grave che ormai anche la politica nazionale ha identificato come necessità primaria. Partiremo proprio da Napoli, nostra sede istituzionale, per migliorare la situazione. Mergellina, Nisida e Castel Dell’Ovo i principali porti turistici da ristrutturare e ampliare. Saremo al fianco delle Istituzioni, con progetti e fondi, per fare la nostra parte. Poi – ha detto ancora il presidente di Afina – nei prossimi giorni ospiteremo a Napoli i vertici di BolognaFiere per definire una partnership che ci consentirà di ampliare, anche all’estero, la nostra visibilità e potenzialità commerciale. Non ultimo, però, dobbiamo pensare al Nauticsud e alla celebrazione dei 50 anni del salone, per il 2024, con larghe intese con la dirigenza della Mostra d’Oltremare e le istituzioni di territorio che compongono il CDA e la proprietà dell’ente”.

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L’entusiasmo per la conferma al vertice dell’associazione e l’inesauribile “voglia di fare” del leader delle aziende nautiche aderenti ad Afina rappresentano indubbiamente aspetti positivi, così come la capacità del suo staff di conquistarsi l’attenzione di autorità di governo, in testa quella della premier Giorgia Meloni e della ministra del Turismo Daniela Santanché. Ciò detto, vale la pena ricordare che lo scenario in cui l’associazione opera presenta non pochi problemi. In primis l’ostilità di Confindustria Nautica, che dopo un incontro a Napoli, avvenuto all’inizio di maggio, tra una delegazione guidata dal presidente Cecchi e i vertici dell’Unione Industriali ha avviato di recente un progetto di collaborazione con l’obiettivo di valorizzare tutte le attività imprenditoriali legate al mare. Un piano parallelo, dunque, che sembrerebbe sovrapporsi alle attività di Afina, indebolendo la credibilità dell’intero comparto.

A rendere confusa la situazione anche il fatto che al vertice dei Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Napoli opera Antonio Amato (figlio del presidente di Afina Gennaro), il quale ha di recente presentato un documento programmatico che dedica ampia parte alle attività legate all’economia del mare. Sarà un piano concordato con Afina, ovvero tra padre e figlio, oppure ognuno andrà per la propria strada, indebolendo la credibilità dell’intero comparto?

Altre preoccupazioni vengono dal fronte fieristico. Mentre in Afina si parla, impropriamente, del Nauticsud come di “un Salone in pieno rilancio”, in realtà l’evento ha perso da tempo la classificazione di “internazionale”, è stato snobbato da molti dei cantieri più prestigiosi, persino da storiche realtà locali come Fiart e Salpa, e nonostante le cifre disinvoltamente comunicate dagli organizzatori, in realtà non ha raggiunto, nelle ultime edizioni, un adeguato numero di espositori e di visitatori.

Una situazione, dunque, tutt’altro che incoraggiante in vista della 50ma edizione (in calendario dal 10 al 18 febbraio 2024), per la quale si vagheggia da tempo un progetto aperto ai principali Paesi del Mediterraneo. Al momento l’ente Mostra d’Oltremare, proprietario della struttura fieristica, non ha risolto i cronici problemi che rendono da anni inadeguati, in alcuni casi addirittura inospitali i padiglioni, né le amministrazioni comunale e regionale hanno dato segnali d’interesse alla soluzione dei problemi dell’Ente Mostra, al cui vertice sono stati finora confermati Remo Minopoli e Maria Caputo, entrambi espressione della vecchia amministrazione comunale guidata da Luigi De Magistris. Caputo, tra l’altro, da martedì 20 giugno è entrata nel Consiglio generale dell’Unione industriali di Napoli, e si ritrova dunque nella scomoda posizione di dover trattare da una parte con Afina per il Nauticsud (come avvenuto puntualmente negli ultimi anni), dall’altra di adeguarsi alle posizioni avverse dei partner locali di Confindustria Nautica.

Quanto a Navigare (l’edizione autunnale è in calendario dall’11 al 19 novembre), viene pomposamente definito “salone internazionale”, ma si tratta – come a tutti noto – di un piccolo evento locale, organizzato fino a qualche tempo fa al Circolo nautico Posillipo, che dispone di un mini porticciolo con qualche decina di posti barca, e poi trasferitosi al Molo Luise di Mergellina, dove si è guadagnato spazio, senza tuttavia riuscire ad esporre il meglio della nautica internazionale.

A proposito del molo da molti anni dato in concessione alla Luise & Sons, è l’unica struttura portuale in qualche modo adeguata, ma non è certo classificabile come vero e proprio “porto turistico”, in quanto allestita su concessione demaniale all’interno del porto di Mergellina, sito considerato dalla Soprintendenza ai Beni Paesaggistici come “antico porto di pescatori”. Proprio per questo non viene consentito ai vari concessionari che vi operano all’interno (non solo i Luise) di adeguare le strutture e i servizi ad un vero e proprio porto turistico.

La Capitaneria di Porto di Napoli ha addirittura disposto che sia vietato l’ingresso a Mergellina di superyacht e megayacht. E ciò ha provocato un duro intervento del presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, che in una polemica intervista pubblicata il 19 giugno sul Mattino si è schierato a difesa di una struttura e di un’attività imprenditoriale cui viene sottratta la possibilità di contribuire allo sviluppo turistico del territorio.

Ad aggravare la situazione, la carenza di posti-barca riservati ai diportisti locali, in gran parte proprietari di imbarcazioni di dimensioni attorno ai 10 metri, che si trovano costretti ad ancorare nei campi boe allestiti illegalmente da spregiudicati operatori pronti a sfidare i controlli delle autorità di polizia. Uno sconcio che si ripete ogni estate, creando oggettive situazioni di pericolo (in caso di mareggiate i natanti più piccoli finirebbero sul lungomare Caracciolo) e deturpando la linea di costa confinante con il porto di Mergellina. Un grave danno anche all’immagine della città.

Meno grave la situazione nella zona tra Nisida e Coroglio, dove vengono attribuite concessioni temporanee, da maggio a settembre. La capacità ricettiva si rivela però insufficiente e puntuali si registrano anche qui, ogni anno, nei mesi estivi, fenomeni di abusivismo, con l’allestimento di campi boe non autorizzati, denunce e sequestri.

Del problema si è fatta carico da sempre l’Afina, incassando però soltanto vaghe promesse, sia da parte delle autorità locali, sia di quelle nazionali. Ora che ha scoperto i problemi della nautica anche l’Unione Industriali di Napoli molti si augurano che finalmente qualcosa si muova, con l’avviamento di politiche nuove a difesa del diporto, del turismo nautico e, più in generale, della cosiddetta economia del mare. Ma al momento permangono ritardi e ambiguità che purtroppo non lasciano ben sperare.

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Martedì 20 Giugno 2023 - Ultimo aggiornamento: 21-06-2023 12:12 | © RIPRODUZIONE RISERVATA