Prima Cannes, poi Genova, infine Montecarlo: è su questa impareggiabile promenade europea affacciata sul Mediterraneo che ogni anno, di questi tempi, va in scena il meglio della nautica mondiale.
Una sorta di super show in tre atti dedicato a un comparto di grandi dimensioni (per volumi produttivi, occupazione, fatturato) ma decisamente meno conosciuto e meno apprezzato di altri. E invece questi eventi fieristici di portata internazionale dimostrano una volta di più che l’industria nautica, e in particolare il Made in Italy, rappresentano valori tutti da scoprire. Valori che non riguardano soltanto certe eccellenze dello stile e del design, ma anche la capacità ingegneristica, la ricerca avanzata su tecnologie e materiali d’avanguardia, in testa quelli dedicati alla transizione energetica e alla sostenibilità ambientale.
Anche se la nautica non sta, come l’automotive, sotto scacco dell’Ue, e non deve rispettare scadenze rigide come quelle che impediranno la vendita di auto con motori a combustione dal 2035, pure in mare si vanno diffondendo sempre più le propulsioni eco-compatibili. In crescita costante, inoltre, è l’impiego di materiali riciclabili e della fibra di carbonio per alleggerire le strutture e, di conseguenza, per abbattere i consumi.
In questo scenario decisamente virtuoso occupa una leadership indiscussa un’azienda italiana, impostasi come leader mondiale nella produzione di yacht oltre i 24 metri: è Azimut-Benetti, che con 5 sedi produttive in Italia, una in Brasile e 2.200 dipendenti, esporta il 98% della produzione in 70 Paesi sparsi per il mondo. Su queste solidissime bassi il colosso guidato da Giovanna Vitelli (figlia del fondatore Paolo e manager illuminata) si è insediato da tempo al comando di una ideale classifica mondiale della responsabilità. E in occasione dell’edizione 2023 dello Yachting Festival di Cannes, ovvero a 20 anni dall’avvio della pionieristica strategia di riduzione delle emissioni di CO2, ha presentato risultati concreti e nuovi traguardi. Nella green route di questo cantiere che già oggi vanta la prima fuel cell testata a bordo, il primo yacht ibrido e una flotta di imbarcazioni a basse emissioni che emettono fino al 30% di CO2 in meno rispetto a barche comparabili, avranno un ruolo chiave i nuovi modelli svelati in anteprima: Seadeck 9 e Grande 30M, yacht che vedranno il mare tra il 2024 e il 2025.
«Non ci limitiamo ad aspettare le soluzioni del futuro, ma combiniamo la ricerca orientata al domani con le risposte concrete di oggi, avvalorando la nostra ricerca con i migliori enti scientifici e di certificazione» dice Giovanna Vitelli, illustrando un piano ad ampio spettro, affidato alla gestione del ceo Marco Valle al quale si deve anche l’accordo di collaborazione con il Lloyd’s Register e la Superyacht Eco Association, che attraverso il SEA Index consentirà di calcolare e validare le emissioni di CO2 degli yacht da 25 a oltre 100 metri. In pratica una certificazione ufficiale dei consumi e delle emissioni simile a quella utilizzata nell’automotive.
Ma la certificazione può arrivare solo alla fine di un ciclo di lavoro (ricerca, sviluppo, sperimentazione, produzione) che deve seguire un percorso virtuoso e portare a risultati certi. Una delle opzioni valutate con attenzione è stata l’impiego di carburanti alternativi ai combustibili fossili.
Per questo Azimut-Benetti si è rivolto al Politecnico di Torino, che sulla materia ha maturato esperienza nei settori dell’automotive e dell’aviazione. Lo studio è giunto alla conclusione che «il biodiesel è oggi l’unica alternativa a breve termine al combustibile di origine fossile, e nel presente la più efficace per fornire un contributo alla decarbonizzazione del settore della nautica da diporto». È su queste basi che è nato poi l’accordo di partnership con Sustainable Mobility, la società di Eni dedicata ad accelerare il percorso verso la neutralità carbonica della mobilità. L’intesa prevede di sostituire il carburante tradizionale con l’HVOlution, biocarburante ricavato da materie prime rinnovabili prodotto nelle bioraffinerie della società. Intanto è certo che i nuovi ambasciatori della green route del cantiere saranno il Seadeck 9 e il Grande 30M.
Fin qui l’impegno del gruppo leader della nautica italiana. Ma è giusto ricordare che sul fronte della sostenibilità è forte anche l’impegno di altri players. Come Baglietto, che a Cannes ha conquistato la scena con il T52, yacht dislocante di 52 metri con motorizzazione ibrida, poi destinato a recitare un ruolo di spicco anche al Salone di Monaco, dove verranno illustrati piani mirati anche all’alimentazione a idrogeno. Per ora, comunque, il primo passo della transizione viene compiuto con l’impiego di batterie al litio che permettono al T52 quattro ore di navigazione in modalità full electric, oppure 10 ore di sosta all’ancora, anche con impianti energivori in funzione, come l’aria condizionata. Se a tutto ciò aggiungiamo lo stile impareggiabile, la straordinaria abitabilità e certe trovate tutte da scoprire come la piscina sul fly, si avrà chiaro il quadro di un prodotto fuori dall’ordinario. Tra i più attivi sul fronte dell’innovazione c’è anche Sanlorenzo, che per bocca del suo presidente Massimo Perotti ha ricordato, a Cannes, come la carbon neutrality rappresenti una priorità nel percorso verso il 2030. Il cantiere, del resto, ha stretto diversi accordi di cooperazione con alcuni dei principali attori mondiali dell’energia e dell’e-fuel, in testa quello firmato nel 2021 con Siemens Energy per l’integrazione di un sistema di celle a combustibile in grado di trasformare il metanolo verde in idrogeno. Se non bastasse, Perotti ha rivelato che per il marchio BluGame sta prendendo forma anche il progetto del multiscafo BGM65HH, che consentirà, entro il 2026, di mettere in acqua un’imbarcazione alimentata da un sistema ibrido a idrogeno in grado di navigare a emissioni zero fino a 80 miglia.