NAPOLI - Grandi manovre sono in corso a Napoli per la gestione dei problemi della nautica da diporto, un comparto in grande salute per produzione e servizi, ma condizionato dalla cronica mancanza di posti barca: una lacuna gravissima, che compromette lo sviluppo del turismo nautico, penalizza i diportisti locali e compromette le attività di una filiera che per quantità e qualità non teme confronti con il resto del Paese.
Per anni poco attenta ai problemi del settore, ha deciso ora di scendere in campo l’Unione Industriali di Napoli, associazione di Confindustria che rappresenta le imprese produttrici di beni e servizi appartenenti a tutti i settori merceologici che svolgono la propria attività nel territorio della provincia napoletana.
Per muoversi nel migliore dei modi in un campo mai battuto prima, i vertici dell’Unione, in testa il presidente Costanzo Jannotti Pecci, hanno raggiunto un accordo di collaborazione con AFINA, l’Associazione Filiera Italiana della Nautica nata nel 2019 dalle ceneri della ANRC (Associazione Nautica Regionale Campana) per volontà di Gennaro Amato, noto imprenditore del settore (produce gommoni, gestisce un’azienda di rimessaggio e organizza eventi fieristici) che controlla 105 aziende interessate alla produzione e alla vendita di barche, ai motori, agli accessori, ai servizi.
L’intesa firmata il 29 gennaio nella sala Cenzato dell’Unione Industriali di Napoli è stata definita dalle parti “documento programmatico di accordo organizzativo, destinato a segnare la nascita della collaborazione, paritaria e reciproca, tra le due associazioni”. Tradotto dal burocratese, ciò vuol dire che Unione Industriali e AFINA collaboreranno per affrontare insieme i problemi della nautica, in un clima di reciproca fiducia che dovrebbe cancellare le incomprensioni che ci sono state in passato tra la struttura guidata da Amato e i vertici genovesi di Confindustria Nautica.
Vale la pena ricordare, infatti, che nel maggio scorso era stato raggiunto un accordo di collaborazione tra la stessa Unione Industriali di Napoli e l’associazione confindustriale. Nella sede napoletana di palazzo Partanna erano stati ricevuti il presidente dell’associazione, Saverio Cecchi, la direttrice Marina Stella e il responsabile delle relazioni istituzionali Roberto Neglia, ed era stato deciso di avviare una collaborazione mirata a dare maggiore attenzione al Sud e ad altre realtà regionali. Apparve, quello, come un segnale d’interesse verso un’area geografica che non aveva mai ricevuto, in precedenza, particolari attenzioni dai vertici nazionali di Confindustria Nautica.
Ma a distanza di otto mesi nulla di concreto s’è fatto. E, a sorpresa, è stato invece annunciato l’accordo con Afina. Come mai? Lo ha spiegato il presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Jannotti Pecci: “Quello sottoscritto con il presidente di Afina Gennaro Amato è un accordo di sistema, un’intesa positiva che pone le basi di una collaborazione fattiva. Superiamo, così, una fase di confronto non sempre produttivo proprio perché l’obiettivo è far sì che le forze sane del territorio, della città, della provincia e della regione possano tutte insieme contribuire a quel tanto richiesto e non più rinviabile sviluppo economico del quale la filiera della nautica può essere un tassello particolarmente importante”.
Quanto al “congelamento” dei rapporti con i vertici genovesi di Confindustria Nautica, Jannotti Pecci ha spiegato: “Ci siamo resi conto che a Genova non era ben chiaro quale fosse il ruolo delle aziende napoletane della nautica italiana, perciò abbiamo lavorato sui vertici romani di Confindustria, abbiamo ottenuto la loro collaborazione e abbiamo deciso di firmare questo accordo con Afina, impegnandoci a portare avanti qualsiasi iniziativa possa produrre benefici al comparto e al territorio. Vogliamo definire una collaborazione strutturale e affrontare i problemi con l’ambizione di risolverli”.
Insomma, il numero uno dell’industria locale è convinto che sia benvenuto tutto ciò che passa per le tradizionali logiche confindustriali e prescinda da rivalità territoriali. E probabilmente anche per questo ha sfruttato la discreta collaborazione di Antonio Amato (37enne figlio di Gennaro impegnato nell’azienda di famiglia), che ricopre il ruolo di presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Napoli, e si è dato da fare per tessere i giusti rapporti tra Roma e Napoli, prescindendo da Genova. Un’operazione che ha posto AFINA nella condizione di valorizzare ulteriormente il proprio ruolo.
“Noi rappresentiamo 105 aziende della filiera, siamo organizzatori di quattro saloni nautici (Nauticsud, Salone di Bologna, due edizioni all’anno di Navigare) e ci battiamo per difendere l’industria nautica e tutto l’indotto che ruota attorno ad essa” dice Amato Senior. “Ma – aggiunge – è fuor di dubbio che avere al nostro fianco l’Unione Industriali, ovvero la rappresentanza locale di Confindustria, ci dà più forza e ci spinge a fare qualcosa d’importante per tutta la Regione, non solo per Napoli”.
Il primo obiettivo a breve termine è organizzare la 50ma edizione del Nauticsud, in programma dal 10 al 18 febbraio alla Mostra d’Oltremare di Napoli. “Durante il salone – ha anticipato Amato – si svolgeranno gli stati generali della nautica con la presenza dei ministri Musumeci, Santanchè e Urso. Con noi ci sarà il presidente Jannotti Pecci, con il quale condividiamo molte idee su cosa fare per risolvere il problema dei posti barca a Napoli. Un problema gravissimo, che deve necessariamente essere affrontato”.
Nella prima intervista a due voci concessa nel giorno dell’annuncio dell’accordo i due presidenti hanno concordato sulla necessità di affrontare il problema senza ulteriori indugi. “Da tempo – ha ricordato Amato – abbiamo proposto l’allungamento di 350 metri del Molo Luise nel porto di Mergellina, ma nessuno ci ha dato ascolto”. “Ma prima o poi qualcosa si dovrà muovere – ha incalzato Jannotti Pecci –. Sappiamo delle resistenze delle Sovrintendenze ai ben ambientali, ma prima o poi si dovrà capire che migliorare le condizioni per il turismo nautico non vuol dire deturpare il paesaggio. Lo si può modificare con soluzioni di architettura d’avanguardia, come è stato fatto in Paesi non insensibili all’ambiente come Francia e Grecia, per non dire di ciò che stanno facendo sulla costa orientale dell’Adriatico, in Croazia e Montenegro, dove ci rubano turisti moltiplicando posti barca e qualità ricettiva”.