Dakar 2025 sempre più dura, 400 km di cronometrate in più. Confermati la prova maratona di 48 ore e l'Empty Quarter
Mini, triplete zero emission: la nuova Aceman nel mezzo tra Cooper e Countryman
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BUENOS AIRES – L'assalto alle dune del rally più impegnativo del pianeta comincia sabato 2 gennaio nella capitale dell'Argentina con il prologo che, informano gli organizzatori, “non dovrebbe causare alcun danno, a meno che i piloti non siano veramente sfortunati o spericolati”. Da Buenos Aires, gli equipaggi di 114 auto e 58 camion, nonché i solitari centauri di 152 moto e 48 quad partiranno per affrontare due settimane di massacrante percorso (13 tappe e un giorno di riposo) attraverso il paese con uno sconfinamento in Bolivia (ma non in Perù) prima di rientrare, chi ce la farà, a Rosario, dove i concorrenti dovrebbero arrivare il 16 gennaio.
La frazione più lunga sarà la penultima: il 15 gennaio, camion e auto dovranno percorrere 866 chilometri (267 di speciali), mentre moto e quad 931 (481). In realtà, il calendario prevede anche cronometrate più lunghe: tipo i 542 per i centauri dell'8 gennaio o i 521 per auto e camion del 4 gennaio. La sfida della Dakar è stata accettata da piloti e navigatori di 60 diverse nazionalità, ciascuno dei quali punta a completare i 9.300 chilometri dell'intero tracciato.
Alla Dakar non esistono favoriti, ma naturalmente Mini è l'auto da battere perché vince ininterrottamente dal 2012. Il costruttore inglese schiera addirittura 12 vetture, due in più rispetto al 2015 e 11 in più rispetto al debutto avvenuto nel 2011. Al volante di una di queste c'è il vincitore della passata edizione, Nasser Al-Attiyah (45), pilota del Qatar e bronzo olimpico a Londra nel tiro a volo, assieme al navigatore francese Mathieu Baumel che compirà 40 anni il giorno dopo la fine della competizione. L'X-raid Mini Team ha ingaggiato anche il fuoriclasse finnico Mikko Hirvonen. Nel 2015 con le All4Racing, Mini ha vinto 11 tappe su 13. Con le sue vetture (32 tra il 2011 e il 2015), Mini ha già percorso alla Dakar una distanza superiore alla circonferenza della terra, più di 45.000 chilometri.
Peugeot Total (che nell'albo d'oro compare quattro volte, quando ancora la competizione partiva da Parigi e al volante c'era il finlandese Ari Vatanen) ha messo insieme un vero e proprio “dream team” per tornare al successo. Ha messo sotto contratto Sèbastien Loeb, la leggenda vivente del WRC (46% di successi), che correrà assieme a Stéphane Peterhansel (11 successi, 6 in moto e 5 in auto, di cui due con Mini), Carlos Sainz (due volte iridato nel rally e finora sfortunato alla Dakar: nel 2009 era primo con sei vittorie di tappa ma ha poi dovuto ritirarsi) e Cyril Despres (5 vittorie in moto).
Nella Dakar motociclistica mancherà lo spagnolo Marc Coma, che dopo due vittorie di fila in sella a KTM (cinque in totale) è passato con l'organizzazione (nessun pilota partirà con il numero 1). Quasi di “diritto”, la Honda guidata da Paulo Gonclaves (seconda nel 2015) e la KTM dell'australiano Toby Prices (terzo) dovrebbero diventare le due ruote da battere. In gara anche due dei quattro italiani che l'anno scorso hanno completato la gara: Paolo Ceci (14°) e Diocleziano Toia (56°).
Iveco sarà in gara nei camion con sei veicoli: l'ambizioso team ufficiale Petronas De Rooy Iveco, oltre allo stesso pilota olandese Gerard de Rooy (primo nel 2012) ha ingaggiato anche il 35enne ceco Aleš Loprais, nipote del fuoriclasse Karel (vincitore nel 2001 con Tatra). La prova è da anni un monologo russo: dal 2000 in poi Kamaz ha vinto 12 edizioni su 15. Nella prova riservata ai quad, che si disputa dal 2009, sono ai nastri partenza i fratelli argentini Macos e Alejandro Petronelli che hanno già vinto due volte ciascuno la Dakar (l'ultima nel 2013), il polacco Rafal Sonik (primo lo scorso anno) e Ignacio Casale (vittorioso nel 2014). Tutti guidano Yamaha, unico costruttore a comparire nell'albo d'oro. Fra gli iscritti c'è l'italiano Franco Picco, vicentino di 60 anni.